L’”American Institute for Cancer Research” ed il “World Cancer Research Fund” hanno stimato che circa il 30-40 % dei casi di tumore potrebbero essere prevenuti mantenendo un peso adeguato ed adottando stili di vita alimentare e motorio salutari. In questo articolo saranno valutati i principali fattori che, in base all’evidenza scientifica, possono influenzare lo sviluppo e la progressione tumorale.

  1. Una scorretta iper-alimentazione rappresenta uno dei fattori di rischio più alti per il cancro. L’essere in sovrappeso oppure obesi ha ormai raggiunto proporzioni epidemiche negli Stati Uniti d’America (circa il 64% della popolazione adulta) e sembra essere responsabile delle morti per cancro per circa il 14% negli uomini e 20% nelle donne. E’ stata osservata una positiva correlazione tra l’obesità ed il tasso di mortalità per i seguenti tumori: esofago, colon-retto, fegato, cistifellea, pancreas, rene, stomaco (nel sesso maschile), prostata, seno, utero, cervice ed ovaio (Calle EE et al 2003). Una conferma indiretta di tutto ciò sembra collegata agli effetti preventivi derivanti dalla restrizione calorica, la quale consiste in una diminuzione delle calorie introdotte pur consumando tutti i nutrienti necessari (Michels KB et al 2004)
  2. E’ ormai chiaro che una grave mal regolazione del metabolismo del Glucosio (Es: diabete) è un fattore di rischio per il tumore al: colon-retto, endometrio e pancreas (Colangelo LA 2002; Anderson KE 2001; Coughlin SS 2004). Perciò gli alimenti e le abitudini che determinano costantemente forme di Iperinsulinemia, tra cui zuccheri e carboidrati raffinati, dovrebbero essere esclusi all’interno del percorso nutriterapeutico
  3. Un basso consumo di fibre (meno di cinque porzioni giornaliere) derivanti dalle verdure, frutta e cereali integrali, è associato ad un maggiore rischio di cancro rettale, specialmente negli anziani (Slattery ML et al.; 2004)
  4. E’ stato dimostrato che un consumo eccessivo di carne rossa e di quella processata industrialmente è implicato nell’insorgenza del cancro colon-rettale e non solo (Norat T.; 2002)
  5. Gli acidi grassi ω-3 (Es: EPA e DHA) mostrano effetti protettivi negli studi sugli animali al contrario di quelli ω-6 (Es: Acido Arachidonico). Al giorno d’oggi sussistono anche alcune prove scientifiche che mettono in risalto il ruolo preventivo svolto da un alto rapporto ω-3/ω-6 nel tumore al seno (Pala V et al.;  2001)
  6. I semi di lino rappresentano un’ottima fonte di fibre, acidi grassi ω-3 e di fitoestrogeni (Lignani) e sono stati oggetto di numerosi studi in ambito oncologico. In particolare i semi di lino sembrerebbero molto benefici per gli uomini affetti da tumore prostatico (Demark-Wahnefried W et al.; 2001)
  7. La frutta e le verdure sono le protagoniste più citate nelle linee guida nutrizionali in quanto mostrano proprietà protettive nei confronti di quasi tutte le malattie incluse quelle cardiovascolari, metaboliche e tumorali (Block G et al.; 1992). In particolare un alto consumo di frutta e verdura è accompagnato ad un minore fattore di rischio per il tumore allo stomaco, esofago, polmone, faringe, endometrio, pancreas e colon (Steinmetz KA et al.; 1996). Si aggiunga tuttavia che, benché molte sostanze vegetali contenute in alcune verdure (Es: broccoli, cavolfiore, cavolo, cavolini di Bruxelles, aglio, pomodori etc.) mostrino effetti protettivi, il consumo abbondante di singoli o pochi fito-nutrienti apporta vantaggi inferiori rispetto ad un’alimentazione quanto più possibilmente varia. Infine tutte le piante contengono Clorofilla, un pigmento verde il quale, essendo in grado di legare e di eliminare attraverso le feci numerosi composti tossici e cancerogeni (Es: idrocarburi aromatici policiclici, ammine eterocicliche ed aflatossine), è oggetto di recenti ricerche in campo oncologico (Egner PA et al.; 2001)
  8. Il Selenio (Se) è un elemento chimico contenuto negli alimenti (Es: cereali, legumi, noci brasiliane, semi di girasole etc.) ed è fondamentale per le difese anti-ossidanti, immunitarie e per la detossificazione epatica. Inoltre molti studi scientifici recenti hanno confermato le proprietà protettive di questo micro-nutriente nei confronti di alcuni tipi di tumore. In particolare sembra che bassi livelli di Selenio, specialmente nel genere maschile, aumentino il rischio di tumore al colon (Ghadirian P et al.; 2000) ed ai polmoni (Reid ME et al.; 2002)
  9. Un assunzione sufficiente di vitamine (in particolare B6, B9, B12 e D) è correlata con una minore incidenza di cancro rispetto ai soggetti carenti in questi nutrienti essenziali, specialmente se bevitori di alcool (Wu K et al.; 1999, Kato I et al.; 1999, Ahonen MH et al.; 2000)
  10. I carotenoidi sono pigmenti anti-ossidanti presenti nelle verdure e sono stati oggetto di ricerche approfondite per valutare le loro proprietà preventive. In generale i risultati tendono a convenire che l’assunzione complessiva di questi composti è molto più efficace rispetto ad un consumo elevato di un singolo carotenoide. Pertanto, un’alimentazione molto variegata in frutta e verdura rappresenta una strategia anti-cancro migliore rispetto all’abuso di un alimento molto ricco solo di poche sostanze (Es: carote, zucca, agrumi e peperoni rossi) (Le Marchand L et al.; 1993). Altri anti-ossidanti molto promettenti sono la vitamina C ed il Licopene, contenuto per lo più nei pomodori, specialmente per i tumori avanzati alla prostata (Giovannucci E et al.; 2002)
  11. Il tratto gastro-intestinale è affollato dalla presenza della microflora batterica la quale generalmente stabilisce una relazione simbiotica con l’ospite. I batteri benefici, detti probiotici, svolgono numerose funzioni tra cui le più importanti sono le seguenti: produzione di antibiotici naturali e di vitamine del gruppo B, modulazione del sistema immunitario, supporto nella digestione dei nutrienti ed inibizione di enzimi pro-carcinogenetici (Goldin BR et al.; 1984). Queste attività, insieme all’evidenza clinica di alcuni studi, suggeriscono che il mantenimento di una corretta flora intestinale (Eubiosi) possa contribuire, oltre che a migliorare lo stato generale di salute, ad aumentare la prevenzione nei confronti di alcune forme tumorali, specialmente del colon (Aso Y et al.; 1995)

Seno: la dieta corretta dopo la diagnosi di tumore

E’ preferibile abolire il latte e suoi derivati nella donna con cancro al seno; gli estrogeni contenuti nell’alimento sono un fattore di rischio per le recidive.

Nello studio australiano, pubblicato sul Journal of the National Cancer Institute, sono state arruolate 1893 donne – 58 anni l’età media, il 75% delle quali già in menopausa – con diagnosi di cancro al seno effettuata tra il 1997 e il 2000. Le stesse hanno poi compilato un questionario sui personali consumi alimentari: tutte mangiavano abitualmente cibi ricchi di grassi. È così emerso che, durante un follow-up lungo 12 anni, 349 pazienti hanno avuto una recidiva. «Le donne che consumano una o più porzioni al giorno di latte o suoi derivati ad alto contenuto di grassi hanno un rischio del 64% più alto di morire di qualsiasi causa e un aumento del rischio del 49% di morire di cancro al seno, nel corso del follow-up» spiega Candyce Kroenke, ricercatore a Oakland e prima firma dell’articolo.

CIBI DA EVITARE Sotto accusa è finito il latte ad alto contenuto di grassi: la bevanda intera, ma anche il burro, le creme, i formaggi stagionati, il gelato e i budini. Kroenke e i suoi colleghi hanno riferito che gli estrogeni contenuti in questi alimenti sono un fattore di rischio per la recidiva. La ricerca rafforza una tesi già abbastanza diffusa: le donne affette da questa malattia non dovrebbero bere il latte né mangiare i formaggi. Ci troviamo di fronte a un alimento molto importante durante la crescita, ma non in età adulta. Farne a meno non comporta alcuno scompenso nutrizionale. Gli ormoni sessuali femminili sono presenti sempre in maggiori quantità nel latte munto da vacche allevate in maniera intensiva anche nelle ultime settimane di gravidanza, in cui i livelli di estrogeni sono massimi. Il consumo dell’alimento ricco di ormoni accresce la penetranza dei geni BRCA, oncosoppressori che risultano mutati nel carcinoma della mammella. Inoltre il latte aumenta i fattori di crescita nel sangue: diversi studi hanno dimostrato che l’IGF-1 risulta più alto nelle donne ammalate.

La dieta preventiva

Diversi studi scientifici hanno dimostrato l’utilità di una dieta particolare nella prevenzione delle ricadute del cancro del seno in donne già colpite. Ora si sta valutando l’utilità della stessa dieta nella prevenzione primaria, ovvero in chi non ha ancora sviluppato la malattia. Alla base di questa alimentazione c’è un apporto elevato di fitoestrogeni (ormoni vegetali simili agli estrogeni femminili che sono contenuti principalmente nella soia e nei suoi derivati, ma anche nelle alghe, nei semi di lino, nel cavolo, nei legumi, nei frutti di bosco, nei cereali integrali). Inoltre vanno limitati gli zuccheri raffinati, che hanno l’effetto di innalzare l’insulina nel sangue e quindi di indurre il diabete, a favore di zuccheri grezzi e di amidi.
Ancora: si consiglia di consumare molte crucifere (rape, senape, rucola, cavolfiore, cavolini di Bruxelles, ravanelli, cavolo) perché agiscono in modo positivo nei confronti del metabolismo degli ormoni.

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