La definizione più nota di Sindrome metabolica è stata coniata dal “National Cholesterol Education Program” (NCEP) secondo cui i pazienti sono considerati affetti da questa condizione se presentano almeno tre dei cinque fattori elencati qui di seguito: obesità addominale (particolarmente determinante secondo ‘”International Diabetes Federation”), ipertrigliceridemia, bassi livelli di colesterolo HDL, alta pressione oppure utilizzo di farmaci antipertensivi, alti livelli di glucosio ematico a digiuno oppure l’uso di farmaci antidiabetici. La sindrome metabolica è caratterizzata da una resistenza nei confronti dell’azione dell’Insulina il che si traduce in un aumento delle capacità di rilascio di acidi grassi dal tessuto adiposo e ad una riduzione del ricambio delle lipoproteine plasmatiche ricche di trigliceridi. Una delle conseguenze potenziali e dannose è rappresentata dalla lipotossicità cioè dalla deposizione di lipidi in siti ectopici tra cui: fegato, muscolo scheletrico ed isole pancreatiche. Secondo le stime più recenti la prevalenza della sindrome metabolica nei paesi industrializzati raggiunge il 20% nelle popolazione adulta ed aumenta con l’avanzare dell’età. Questa condizione è anche associata ad un maggior rischio di patologie cardiovascolari e diabete di secondo tipo.

Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha evidenziato nuovi collegamenti tra l’obesità, la sindrome metabolica e l’infertilità maschile. Quest’ultima è riconosciuta come una sindrome multifattoriale le cui cause possono essere eterogenee: disturbi ormonali o legati alla secrezione e/o escrezione di componenti del liquido seminale, complicanze infiammatorie oppure autoimmunitarie, traumi, alterazioni della morfologia, del numero e della funzionalità degli spermatozoi. Si consideri inoltre che, oltre a quanto già accennato, altre variabili tra cui l’inquinamento alimentare ed ambientale, lo stress cronico, il fumo e l’avanzare dell’età possono influenzare la fertilità maschile.

Nell’ultima decade numerosi studi scientifici hanno messo in luce una correlazione inversa tra l’obesità e la qualità del liquido seminale, il che potrebbe tradursi in una minore fertilità. Benché i meccanismi non siano stati ancora chiaramente compresi, alcune autori sostengono che le alterazioni ormonali, presenti frequentemente nei soggetti affetti da sindrome metabolica, e la distribuzione del grasso a livello dei testicoli e del funicolo spermatico (lipomatosi scrotale) possano costituire fattori rilevanti. Si aggiunga che anche altri fattori caratteristici della sindrome metabolica possono influenzare la fertilità maschile. In particolare, oltre all’ipertensione arteriosa, un ruolo importante sembra essere svolto dall’iperglicemia e dalle dislipidemie (Es: ipercolesterolemia) le quali sono poste in correlazione ad un maggiore stress ossidativo ed una minore qualità del seme, spesso alla base dei fenomeni di infertilità. Inoltre i soggetti affetti dal diabete di tipo II sono caratterizzati frequentemente da una condizione di ipogonadismo in cui si riscontra una riduzione della concentrazione sierica di Testosterone e delle proteine responsabili de trasporto degli ormoni sessuali.

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Le conseguenze finali dei fenomeni accennati sopra consistono in una riduzione della qualità del liquido seminale: decremento della concentrazione, della motilità ed alterazioni morfologiche delle cellule spermatiche. Al fine di prevenire ed intervenire direttamente sulle condizioni di infertilità maschile è pertanto opportuno prendere in considerazione tutti gli strumenti necessari ad affrontare le conseguenze della Sindrome metabolica, in primo luogo l’alimentazione.

Presso il Centro di Medicina Biologica è possibile effettuare consulenze nutrizionali  e test integrati per problemi relativi alla Sindrome metabolica.

 

 

 

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