alimentazione corretta dieta diabeteIl diabete è una patologia caratterizzata dall’alterazione del metabolismo del glucosio, che determina effetti dannosi sull’organismo. La sua gravità e diffusione ne fa uno dei pericoli più importanti per la sanità mondiale.

La diagnosi di diabete ha come criterio fondamentale avere una glicemia a digiuno uguale o superiore a 126 mg/dl. Invece un livello compreso tra 100 e 125 mg/dl evidenzia una condizione borderline. In realtà esistono quattro tipi diversi di diabete:

  • Diabete di tipo 1 con esordio in età giovanile e base autoimmune, che necessita di cure a base di insulina;
  • Diabete di tipo 2 o mellito che insorge in età adulta ed è ampiamente collegato ai fattori di rischio dello stile di vita;
  • Diabete MODY: un gruppo eterogeneo di malattie su base genetica che insorgono generalmente prima dei 25 anni;
  • Diabete gestazione in corso di gravidanza.

Quale dieta per il diabete di tipo 2?

Qual è la dieta corretta per il diabete di tipo 2? Si stima che nei paesi occidentali industrializzati il rischio di sviluppare il diabete mellito nel corso della vita sia circa il 40%. Questo dato ci fa comprendere facilmente perché spesso si parli di una vera e propria diffusione epidemica di questa malattia. Ciò è particolarmente preoccupante, perché il diabete è accompagnato da un maggior rischio di malattie come quelle cardiovascolari, renali e cognitive.

Benché più della metà dei pazienti con diabete non se ne rendano conto, i sintomi principali del diabete mellito comprendono:

  • Sete persistente;
  • Alto volume di urine;
  • Visione offuscata;
  • Dolore agli arti inferiori;
  • Problemi renali;
  • Angina pectoris;
  • Dolore neuropatico;
  • Ulcera ai piedi.

I risultati di decenni di studi convergono sul fatto che i nutrienti, i cibi e gli stili alimentari possono agire favorevolmente nella prevenzione e nella terapia del diabete di tipo 2.

Innanzitutto laddove ci sia un problema di peso è opportuno intervenire per riguadagnare un peso salutare. Generalmente una persona è definita sovrappeso o in obesità quando supera determinati valori dettati dall’indice di massa corporea (IMC o BMI). Avere un IMC da 25 a 30 è considerato essere in sovrappeso, mentre sopra 30 si parla di obesità. In verità per una migliore classificazione e comprensione del rischio è meglio basarsi sui risultati della composizione corporea, come per esempio l’accumulo adiposo ed il tessuto muscolare, che forniscono informazioni metaboliche ben più affidabili. Ad ogni modo nel sovrappeso e nell’obesità una perdita ponderale, anche modesta, è efficace nel prevenire il diabete e nel migliorarne il decorso, come per esempio il controllo della glicemia, della pressione arteriosa ed il bisogno dei farmaci.

È fondamentale cambiare il proprio stile di vita per incidere positivamente sulla salute.

Numerose ricerche hanno dimostrato che adottare un’alimentazione sana e una dieta corretta riducono il rischio di incorrere nel diabete in chi è in sovrappeso o nell’obesità. Si precisa che i benefici sulla salute, per esempio a livello cardiovascolare, sono indipendenti dalla perdita di peso ed indicano che sono i componenti stessi dell’alimentazione a svolgere effetti anti-infiammatori ed anti-ossidanti.

Diabete mellito: esiste una dieta?

mellitoNon esiste una dieta ottimale per tutte le persone e ciò vale anche nel diabete mellito. Ciascuno ha una propria componente genetica ed altre caratteristiche individuali che rendono necessario personalizzare l’alimentazione e la terapia ad hoc. Per esempio è importante tenere conto dei polimorfismi genetici, del profilo lipidico, della funzionalità renale ed epatica. L’alimentazione ideale dovrebbe essere sostenibile nel lungo periodo ed in grado di apportare un quantitativo adeguato di tutti i nutrienti necessari, di stabilizzare i livelli ematici degli zuccheri e di aiutare a mantenere livelli ottimali di grassi nel sangue (es. colesterolo LDL). È possibile comunque trarre delle linee guida generali.

Un’alimentazione corretta nel diabete dovrebbe contenere un consumo bilanciato di frutta, verdura, cereali “veramente integrali”, olii vegetali a basso contenuto di grassi saturi, frutta secca, legumi, pesce e carne magra limitando il consumo di alimenti altamente processati o industriali e l’alcool, che aggrava il danno epatico e la neuropatia diabetica.

Diabete: quale dieta è consigliata come ideale?

Come primo aspetto è bene tenere sotto controllo i carboidrati, che determinano a seconda della loro quantità e qualità una certa risposta glicemica. Ecco perché un concetto utile da tenere in mente è quello di indice glicemico. Quest’ultimo è una misura di quanto si alza la glicemia due ore dopo l’ingestione di uno specifico alimento rispetto ad un alimento di riferimento. I cibi ad alto indice glicemico alzano gli zuccheri nel sangue più di quelli ad indice medio o basso. Bisogna, tuttavia, tenere conto di diversi fattori che influenzano l’indice glicemico come la modalità di cottura, il tipo di carboidrati consumati, il contenuto di grassi e di proteine, l’acidità del cibo così come le capacità digestive. Stare attenti a queste misure permette di migliorare la sensibilità all’azione dell’insulina ed il controllo glicemico. Ma bisogna considerare anche altri fattori oltre ai carboidrati.

La quantità di fibra raccomandata nella popolazione diabetica è di 25-30 g di fibra al giorno, in quanto è stato dimostrato l’effetto benefico delle diete ricche di fibra tanto sul controllo glicemico come sul controllo lipidico nei pazienti diabetici. Per quanto riguarda i grassi è ben noto che quelli sbagliati riducono la funzionalità dell’insulina e promuovono la produzione di glucosio dal fegato contribuendo all’iperglicemia. I meccanismi coinvolgono la modificazione della membrana cellulare, dell’espressione genetica e delle attività enzimatiche. Ma differenti tipi di grassi esercitano effetti differenti sul metabolismo. Quando i grassi saturi sono ridotti e sostituiti con quelli monoinsaturi (es. olio di oliva) o polinsaturi il rischio di diabete si abbassa. Perciò non vanno demonizzati!

L’apporto di proteine deve essere valutato attentamente a seconda della funzionalità del fegato e dei reni. Per esempio nell’insufficienza renale, una complicanza del diabete relativamente frequente, è necessario controllare la quantità di proteine ingerite.

Diabete di tipo 1: una dieta aiuta?

Esiste una dieta adatta al diabete di tipo 1? Nel diabete di tipo 1 si osserva una riduzione del numero e del volume delle cellule che costituiscono il pancreas, con graduale e progressiva scomparsa delle cellule beta produttrici di insulina. I processi autoimmuni sono inizialmente silenti e nel 70% dei casi evolvono nel diabete conclamato nel corso di un decennio. Questo tipo di diabete si verifica soprattutto nei bambini, adolescenti e giovani adulti normopeso e con un esordio brusco. Avviene spesso una marcata perdita di peso a discapito della massa adiposa e muscolare.

Gli obiettivi generali della terapia sono i seguenti:

  • Adottare un’alimentazione corretta ed equilibrata nelle sue componenti contro il diabete;
  • Mantenere la glicemia prima e dopo il pasto entro intervalli fisiologici;
  • Raggiungere e mantenere un peso ed una velocità di sviluppo normali nel bambino e nell’adolescente;
  • Evitare e ritardare l’insorgenza di complicanze del diabete e le patologie associate.

L’incidenza del diabete di tipo 1 è aumentata negli ultimi 30 anni. Ciò può essere spiegato dall’impatto dell’ambiente e dello stile di vita sul rischio. Le ricerche puntano l’attenzione sui fattori infettivi, come per esempio le infezioni da virus nella prima età infantile, e su quelli nutrizionali come per esempio l’allattamento, il tipo di svezzamento e la vitamina D.

Senza dimenticare il potenziale ruolo sull’autoimmunità svolto dai microrganismi intestinali (microbiota), che sono in grado di influenzare il metabolismo dei grassi e degli zuccheri così come l’immunità e l’infiammazione. Alcune prime evidenze mostrano che il microbiota intestinale ha una minore biodiversità prima della progressione nel diabete. La composizione e l’attività del microbiota possono essere modulate dall’alimentazione. Questa modulazione può promuovere la giusta maturazione del sistema immunitario oppure risultare in disbiosi intestinale (es. batteri Bacteroides) ed una risposta immune aberrante, che può condurre ad immunità ed al diabete di tipo 1 nei bambini predisposti. In breve i risultati della ricerca hanno dimostrato che i derivati degli alimenti e del microbiota possono agire come fattori scatenanti dando avvio all’infiammazione ed alle alterazioni metaboliche.

La prevenzione primaria del diabete di tipo 1 si dovrebbe focalizzare sui fattori perinatali, che potrebbero prevenire i fenomeni autoimmuni ed allergici. Da parte materna mantenere uno stile alimentare sano, avere cura del benessere intestinale, evitare il cesareo e promuovere l’allattamento sembrano strategie raccomandabili.

Una volta che il processo autoimmune è avviato l’alimentazione rappresenta il principale fattore modificabile e capace di incidere sul rischio di incorrere nel diabete di tipo 1. Ciò può avvenire ponendo attenzione al controllo glicemico (es. zuccheri) ed alla salute del microbiota intestinale. Un ulteriore aspetto da considerare è dato dal ripristino di una adeguata barriera intestinale in modo tale da evitare l’esposizione ai derivati microbici ed altre sostanze che possono stimolare le reazioni immunitarie (permeabilità intestinale).

Infine nella terapia del diabete di tipo 1 conclamato, considerando il deficit assoluto di insulina, è quasi sempre necessario utilizzare l’insulina al fine di riprodurne la secrezione endogena. Pertanto l’alimentazione deve essere adattata di conseguenza.

Il Centro di Medicina Biologica si occupa di Nutri-terapia, cioè utilizzare la nutrizione come una vera e propria terapia per affrontare un determinato disturbo o malattia. Troppo spesso le diete “fai da te” hanno dimostrato di essere sbilanciate dal punto di vista dell’energia, delle vitamine, dei minerali e delle fibre. In caso di diabete, invece, è sempre raccomandato rivolgersi ad uno specialista, in quanto è di fondamentale importanza prendere in considerazione la storia clinica, i farmaci eventualmente utilizzati, le caratteristiche e la gravità del diabete, insieme alla valutazione degli altri fattori di rischio. Infine il supporto dello specialista consente di personalizzare le terapie e monitorarne nel tempo i benefici.

Scopri di più anche su altri temi importanti, come ad esempio gli approfondimenti su calcoli renali: dieta e alimentazione, cefalea e alimentazione, malassorbimento del lattosio e dieta.

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