Il diabete di tipo 1 ha alla basa una causa autoimmune che provoca una produzione insufficiente oppure una mancanza dell’ormone insulina prodotto a livello del pancreas. Senza l’azione dell’insulina il glucosio, lo zucchero del sangue, non riesce ad entrare dentro le cellule e pertanto si accumula a livello sanguigno fino a raggiungere livelli dannosi. Scopri di più sui fattori implicati in questa forma di diabete e qual è l’approccio di cura del Cembio.

Introduzione al diabete insulino-dipendente

Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune e cronica, che è caratterizzata dalla distruzione delle cellule del pancreas responsabili della produzione di insulina. In maggior dettaglio tale danno provoca nel tempo una riduzione nella secrezione di insulina e la comparsa di iperglicemia cioè di un eccesso di glucosio nel sangue, fino a manifestarsi completamente in una patologia vera e propria, soprattutto entro la pubertà. Benché la malattia possa verificarsi ad ogni età tende infatti ad essere più frequente intorno ai 10-14 anni.

Sulla base delle indagini epidemiologiche appare chiaro che fin dalla metà del XX secolo l’incidenza del diabete di tipo 1 mostra una crescita altalenante, ma graduale nel corso degli anni. Ciò supporta l’ipotesi di un ruolo dei fattori ambientali, in quanto le normali differenze genetiche tra le popolazioni non sono in grado di per sé di spiegare tali variazioni nell’arco di pochi decenni.

Quali sintomi compaiono?

Spesso i processi autoimmuni diretti contro il pancreas avvengo molti anni prima che si noti qualcosa a livello sintomatologico. Nel lungo periodo i sintomi principali sono i seguenti:

Aumento della sete e della fame;

Perdita di peso;

Aumento della diuresi;

Stanchezza;

Possibili malesseri addominali come nausea, vomito, dolori.

I fattori di rischio

Il diabete insulino-dipendente ha alla base una disregolazione immunitaria, cioè un’alterazione del normale funzionamento immunologico. Lo sviluppo di questa disfunzionalità immunitaria e della produzione di auto-anticorpi origina dall’interazione tra una suscettibilità genetica e fattori ambientali, che scatenano la perdita della regolazione immunitaria portando allo sviluppo di sintomi e patologie. Ciò è un aspetto condiviso tra l’altro dalle altre patologie di natura autoimmune come per esempio la tiroidite di Hashimoto, la sclerosi multipla e l’artrite reumatoide.

Essendo una patologia multifattoriale occorre la presenza simultanea di più cause.

Oltre ad una ben nota suscettibilità genetica, tra gli ulteriori fattori di rischio gli studi hanno evidenziato un maggior rischio di sviluppare il diabete di tipo 1 in caso di sovrappeso nella prima infanzia, oppure un’età della madre al momento della nascita di almeno 35 anni, oppure in caso di obesità materna. Un ulteriore aspetto ritenuto potenzialmente implicato riguarda le infezioni virali, in particolar modo quelle relative ai cosiddetti Enterovirus.

Ad ogni modo, secondo studi più recenti, sembra che, oltre a quelle gastrointestinali, infezioni virali generiche e mal gestite, spesso a causa di un sistema immunitario non ben allenato o pienamente funzionante, possano predisporre in individui geneticamente suscettibilità allo scatenarsi o alla progressione dei processi autoimmuni. D’altra parte un consumo eccessivo di zuccheri semplici dall’alimentazione (es. zucchero da tavola, dolci, bevande zuccherate) rappresenta un chiaro aggravante della patologia ed andrebbe evitato.

Non solo pancreas

Il microbiota intestinale consiste in decine di miliardi di microrganismi, cioè batteri, virus e funghi che abitano il nostro tratto gastrointestinale. Questi microrganismi si sono evoluti insieme e dentro di noi per centinaia di migliaia di anni e possono influenzare numerosi processi collegati alla nostra salute tra cui il benessere intestinale, il metabolismo, la maturazione immunitaria e le attività del sistema nervoso. Ne consegue che un’alterazione di questa ‘nicchia ecologica’ al nostro interno può predisporre allo sviluppo di vari disturbi e malattie, non soltanto gastrointestinali, ma anche quelle autoimmuni in cui il sistema immunitaria fallisce nel distinguere tra ciò che è proprio dell’organismo e le minacce esterne.

In poche parole un’alterazione delle quantità e delle tipologie microbiche, noto sotto il termine generico di disbiosi, può condurre all’infiammazione cronica, suscettibilità alle infezioni da parte di altri agenti patogeni fino all’innesco autoimmune ed alla perdita della tolleranza immunitaria, il che porta ad una spiccata reattività nei confronti di elementi innocui come i componenti degli alimenti e della flora.

Fattori come la nascita per parto cesareo, lo scarso allattamento, uno svezzamento incongruo, il basso apporto di fibre alimentari e l’abuso di antibiotici possono influenzare la composizione del microbiota e potenzialmente contribuire allo sviluppo del diabete di tipo 1.

Le mucose nasali, orali e gastrointestinali possono essere sede di innesco autoimmune.

Gli studi relativi al diabete di tipo 1 mostrano una riduzione frequente della normale biodiversità nel tratto intestinale, in cui tendono a prevalere eccessivamente i cosiddetti batteri Bacteroidetes. In aggiunta si potrebbe riscontrare una minore concentrazione di quei microrganismi in grado di trasformare le fibre vegetali in sostanze benefiche, conosciute come acidi grassi a catena corta, che agiscono in chiave anti-infiammatoria e nutrendo l’intestino. In generale ciò vuol dire una minore presenza di specie capaci di produrre sostanze in grado potenzialmente di agire in chiave protettiva nei confronti della formazione di auto-anticorpi nei soggetti a rischio.

Infine, talvolta è possibile osservare una vera e propria perdita di integrità della barriera intestinale, cioè il tratto intestinale diventa eccessivamente poroso e non selettivo al punto tale da lasciar penetrare dentro l’organismo il suo contenuto fatto da derivati microbici, allergeni, tossine o veri e propri patogeni. In tali frangenti non è infrequente constatare tramite analisi opportune anche dei risvolti di natura infiammatoria, spesso latenti.

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Gli specialisti del Centro di Medicina Biologica possono aiutare chi è affetto dal diabete di tipo 1 attraverso cure mirate e consigli utili sullo stile di vita al fine di ottimizzare i processi metabolici. In particolare è opportuno che l’alimentazione venga calibrata sui reali fabbisogni dell’organismo ed ovviamente tenendo in considerazione l’interazione con i farmaci classici utilizzati, tra cui l’insulina. Ciò è fondamentale per non cadere in sbalzi di ipo/iperglicemia e per tenere sotto controllo le complicanze della malattia.

Insieme alle giuste terapie è possibile affrontare i fattori di rischio e riequilibrare gli aspetti metabolici

Infine all’interno dei nostri percorsi terapeutici affianchiamo l’utilizzo di cure e terapie da personalizzare in sede di consulto allo scopo di tenere a bada non solo il metabolismo degli zuccheri, ma anche la disregolazione autoimmune, oltre a favorire un’opportuna secrezione ormonale, rafforzare le difese nei confronti di infezioni recidivanti e migliorare il benessere intestinale. Secondo noi è importante tenere a mente che nel caso del diabete di tipo 1 è l’autoimmunità guidare la patologia e pertanto è fondamentale modulare al meglio il funzionamento immunitario e non limitarsi ad ‘inseguire’ semplicemente i sintomi metabolici.

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Riferimento bibliografici principali:

  • Norris JM, Johnson RK, Stene LC. Type 1 diabetes-early life origins and changing epidemiology. Lancet Diabetes Endocrinol. 2020;8(3):226-238;
  • Ilonen J, Lempainen J, Veijola R. The heterogeneous pathogenesis of type 1 diabetes mellitus. Nat Rev Endocrinol. 2019 Nov;15(11):635-650;
  • Warshauer JT, Bluestone JA, Anderson MS. New Frontiers in the Treatment of Type 1 Diabetes. Cell Metab. 2020;31(1):46-61;
  • Dedrick S, Sundaresh B, Huang Q, Brady C, Yoo T, Cronin C, Rudnicki C, Flood M, Momeni B, Ludvigsson J, Altindis E. The Role of Gut Microbiota and Environmental Factors in Type 1 Diabetes Pathogenesis. Front Endocrinol (Lausanne). 2020 Feb 26;11:78.
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