L’infiammazione intestinale rappresenta un problema molto più diffuso di quanto si pensi e con un’incidenza crescente nella popolazione. Tipicamente si presenta in due forme conclamate come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa. La prima può colpire ogni parte del tratto gastrointestinale ed è associato alla presenza di fistole ed ascessi, mentre la colite ulcerosa è un’infiammazione limitata alla mucosa del colon. Ad ogni modo l’infiammazione dell’intestino si può manifestare anche in modo più silente e senza una chiara diagnosi alle spalle.

I sintomi

L’infiammazione intestinale persistente può causare la comparsa dei seguenti sintomi:

  • Malessere generalizzato;
  • Dolori o crampi addominali;
  • Febbre sporadica;
  • Vomito;
  • Malassorbimento;
  • Perdita di peso;
  • Dolori articolari;
  • Disturbi dell’alvo (es. colon irritabile).

Le cause

Nel corso degli ultimi anni si è avuto un enorme passo avanti nella comprensione dei fattori coinvolti nell’infiammazione intestinale. Tra questi risaltano i fattori genetici di suscettibilità, che riguardano il tratto digerente e l’immunità. Queste scoperte sono state rese possibili agli avanzamenti tecnologici relativi all’analisi del DNA, che permette di identificare le varianti genetiche associate ai disturbi infiammatori. In merito esistono polimorfismi genetici, che influenzano il rilascio e l’attività delle molecole immunitarie ad azione anti- o pro-infiammatoria.

Benché da un lato le ricerche abbiano descritto fattori genetici rilevanti, si stima che la genetica contribuisce per circa un quarto nelle infiammazioni intestinali croniche. Da qui nasce l’importanza di includere non solo l’organismo, ma anche le sue interazioni con l’ambiente circostante. Si sa che un alto numero di fattori esterni possono incidere nell’infiammazione intestinale come l’alimentazione, il fumo, l’inquinamento, i farmaci e gli aspetti legati allo stress.

Le carenze nutrizionali sono molto comuni in chi soffre di malattie infiammatorie intestinali e possono aumentarne il rischio. L’alimentazione, inoltre, non soltanto soddisfa i fabbisogni nutrizionali dell’organismo, ma agisce come un vero e proprio regolatore dei processi cellulari e fisiologici con notevoli influenze sul benessere e la funzionalità intestinale in toto.

Nell’infiammazione intestinale è importante adottare un’alimentazione sana e personalizzata.

Un altro fattore di fondamentale importanza è il microbiota, cioè l’insieme dei microrganismi che risiedono naturalmente nel nostro intestino. In particolare il microbiota umano consiste in più di 1100 specie differenti di batteri (oltre a virus e funghi) e si sviluppa nel corso della prima infanzia per poi stabilizzarsi dopo i 2-3 anni. Esiste ormai una mole di evidenze che mettono in diretto collegamento il microbiota e l’infiammazione a carico dell’intestino, in cui si riscontra molto spesso una minore biodiversità microbica. Più precisamente è stata evidenziata una diminuzione dei phyla Firmicutes e Bacteroidetes, mentre aumentano i Clostridi e gli enterobatteri aderenti alla mucosa intestinale. L’importanza di mantenere un microbiota intestinale in equilibrio è sottolineata anche dagli effetti delle terapie antibiotiche, che provocano ripercussioni negative a livello del sistema intestinale. Non è un caso che un abuso di antibiotici aumenti il rischio di infiammazione.

I fattori immunitari contribuiscono alla messa in moto di una risposta alterata e pro-infiammatoria attraverso i meccanismi dell’immunità innata ed adattiva. In merito si ipotizza che nel caso delle malattie infiammatorie intestinali vi sia una risposta aberrante e troppo accentuata ai microrganismi (anche se innocui) con una bassa soglia di tolleranza. Le conseguenze riguardano una maggiore difficoltà di porre un freno alle risposte infiammatorie ed una maggiore vulnerabilità alle invasioni patogene. In aggiunta il quadro si complica considerando che i batteri, virus e funghi del microbiota interagiscono con il sistema immunitario modulandone le risposte.

Concetti chiave: mucosa intestinale, microbiota, immunità, alimentazione e stile di vita.

Gli studi hanno osservato una frequente compromissione della barriera intestinale insieme ad una maggiore permeabilità intestinale. La mucosa intestinale, infatti, agisce come una vera e propria barriera fisica nei confronti dei batteri e dei residui alimentari. Inoltre il muco depositato al di sopra della mucosa protegge dall’invadenza dei batteri e dall’infiammazione. La seconda linea di difesa è data dall’epitelio intestinale, che è caratterizzato da una trincea di cellule (enterociti) e da cellule specializzate in grado di secernere molecole antimicrobiche e dare avvio alle risposte immunitarie.

Non dimentichiamo che l’ambiente delle nostre città (e non solo) ci espone ad un alto numero di sostanze nocive e tossiche per l’organismo. A supporto di tutto ciò l’inquinamento dell’aria ha dimostrato di aumentare il rischio di malattie infiammatorie intestinali probabilmente a causa degli effetti sul sistema immunitario. Quindi il ruolo dei fattori ambientali comprende anche gli effetti degli agenti nocivi e delle tossine.

Come curare

Per affrontare l’infiammazione intestinale bisogna agire terapeuticamente sui numerosi e diversi aspetti affrontati sopra. Soprattutto nel caso delle malattie infiammatorie intestinali si è di fronte a disturbi multifattoriali, in cui convergono più processi patologici. Con l’aiuto di uno specialista è possibile intervenire sui fattori di rischio, sullo stile di vita e seguire una terapia specifica per quanto riguarda il riequilibrio del microbiota, la modulazione del sistema immunitario e la piena funzionalità del sistema intestinale. Senza tralasciare l’importanza di un’alimentazione personalizzata sulla base della persona e dei suoi parametri clinici al fine di ridare all’organismo gli strumenti necessari per tenere sotto controllo l’infiammazione in eccesso.

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Bibliografia essenziale:

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