L’autoimmunità è un’alterazione del normale funzionamento del sistema immunitario, il quale per errore si rivolge contro una o più parti del nostro stesso organismo. Le patologie che hanno alla base questa disfunzione sono numerose e prendono per l’appunto il nome di malattie autoimmuni. Queste hanno alle spalle una molteplicità di fattori di rischio, ma quali sono le cause che vi contribuiscono? Scopriamolo insieme in questo articolo del Cembio.

Che cos’è l’autoimmunità?

Come è ben noto il sistema immunitario protegge il nostro corpo da potenziali minacce in arrivo. Purtroppo il sistema immunitario in alcune circostanze può sbagliare nel riconoscimento tra ciò che è estraneo e ciò che appartiene al sé dell’organismo. Queste reazioni aberranti sono presenti in più di 80 malattie infiammatorie, che prendono il nome di malattie autoimmuni.

L’autoimmunità può presentarsi in modo silente, cioè con la presenza auto-anticorpi circolanti ed infiltrati di globuli bianchi nei tessuti ma senza grandi conseguenze, fino ad arrivare a forme di autoimmunità patologica con ripercussioni e danni d’organo. In aggiunta le reazioni autoimmuni possono essere di tipo locale (es. diabete di tipo 1, sclerosi multipla, tiroidite) o sistemica in più zone del corpo (lupus eritematoso sistemico, artrite reumatoide, sindrome di Sjögren).

Nell’autoimmunità il sistema immunitario riconosce, attacca e danneggia i tessuti normali del corpo.

Si stima che le malattie autoimmuni riguardino circa il 5-9% della popolazione, soprattutto le donne. Scopriamo quali fattori sono coinvolti in queste malattie e come vengono affrontati dalle cure del Cembio.

Genetica e vulnerabilità autoimmune

Il DNA contiene le informazioni per lo sviluppo, l’organizzazione e la riproduzione di ogni forma di vita e la genetica studia nello specifico le caratteristiche, gli effetti e le interazioni del DNA. In merito all’argomento di questo articolo nel corso degli ultimi decenni sono state scoperte più di un centinaio di variazioni nella sequenza genica del DNA, che sono state messe in correlazione con l’autoimmunità. Accanto a mutazioni rare e gravi esistono anche variazioni più comuni, dette polimorfismi genetici, la cui combinazione cumulativa può aumentare la suscettibilità nei confronti dell’autoimmunità. Per esempio esistono polimorfismi a carico di vari geni coinvolti nell’infiammazione che influenzano questi aspetti. In aggiunta le donne sono maggiormente suscettibili ai disturbi autoimmuni a causa della presenza di due cromosomi X rispetto agli uomini XY, i quali mostrano “per così dire” una soglia genetica più alta per le manifestazioni autoimmuni.

Alterazioni immunologiche

Il corpo, in particolare a livello del timo e del midollo osseo, dispone di un complesso meccanismo atto ad eliminare i globuli bianchi che reagiscono contro i nostri stessi tessuti. Purtroppo in alcune persone geneticamente più vulnerabili questi processi di regolazione sono malfunzionanti provocando la fuoriuscita di globuli bianchi auto-reattivi. Inoltre, il sistema immunitario può diventare disregolato a causa di infezioni, di uno stato infiammatorio eccessivo con danno tissutale, oppure dalla presenza di molecole estranee o di origine microbica, ma molto simili a quelle dell’organismo. Tutto ciò può mettere in azione una risposta immunitaria anomala e diretta per errore ai tessuti somiglianti.

Il ruolo del microbiota nelle malattie autoimmuni

Per microbiota si intende un ecosistema di microrganismi che abitano le superfici delle mucose e della pelle instaurando una continua relazione con il nostro corpo. A seconda della zona esistono diversi tipi di microbiota come per esempio a livello gastrointestinale, cutaneo, orale, respiratorio e genitale. Questi microrganismi sono in grado di interagire su diversi processi fisiologici come la digestione, il metabolismo, la maturazione e funzionalità immunitaria.

Un numero crescente di ricerche sottolinea come un’alterazione di questo ecosistema, definito con il termine disbiosi, può portare a diversi disturbi, tra cui quelli autoimmuni e persino lontano dal tratto intestinale, che rappresenta la nicchia più densa di microrganismi. Inoltre, diverse evidenze mostrano una maggiore tendenza delle persone con autoimmunità ad avere problemi di disbiosi (es. orale, intestinale). In particolare un’alterazione della composizione microbica può essere paragonata ad un fattore di rischio per diverse patologie autoimmuni come per esempio il diabete di tipo 1, l’artrite reumatoide, la sclerosi multipla e la tiroidite di Hashimoto. In aggiunta i microrganismi sono in grado di produrre o di trasformare sostanze che a loro volta vengono erroneamente elaborate dal sistema immunitario con effetti pro-autoimmuni.

Carenze nutrizionali e rischi per la salute

Uno dei fattori di rischio per l’autoimmunità è avere bassi livelli di vitamina D, la quale è pro-ormone originante dal colesterolo. A differenza di quanto generalmente si pensa, pochi cibi contengono naturalmente vitamina D e per l’80% deve essere prodotta attraverso l’esposizione solare. Questa vitamina regola più di 900 processi fisiologici, in particolare quelli collegati alle ossa ed all’immunità. Ad ogni modo la sua azione non dipende soltanto dai suoi livelli, ma anche da variazioni genetiche a carico del recettore della vitamina D, che possono influenzare la suscettibilità all’autoimmunità e rendere meno efficace la supplementazione orale. Ne consegue che è opportuno rivolgersi ad uno specialista al fine di valutare eventuali carenze, ottimizzare l’assorbimento e personalizzare l’integrazione sulla base dei fabbisogni reali.

Ormoni e autoimmunità

Il fatto che l’autoimmunità riguardi soprattutto le donne in età fertile è dovuto in parte alle specificità ormonali del mondo femminile. Ciò sembra alla base di una generale reattività immunitaria più spiccata e di una maggiore produzione di anticorpi. Inoltre, gli estrogeni possono accentuare le risposte immunitarie ed ostacolare la tolleranza immunitaria, che è un meccanismo deficitario nel caso dell’autoimmunità. In aggiunta, alti livelli dell’ormone prolattina promuovono l’autoimmunità e sono stati associati allo sviluppo di diverse malattie autoimmuni. Questo ormone aumenta in caso di gravidanza, allattamento, ipotiroidismo, insufficienza surrenalica ed alcuni tumori.

Gli effetti delle infezioni

Diversi studi sottolineano il potenziale ruolo nocivo delle infezioni, a causa della somiglianza di porzioni degli agenti patogeni con specifiche strutture delle nostre cellule. Per esempio si ipotizza il contributo del batterio Porphyromonas gingivalis nell’artrite reumatoide, oppure del virus Epstein-Barr nella sclerosi multipla, oppure di Campylobacter jejuni nella sindrome di Guillain-Barré. Ad ogni modo ognuno di noi affronta infezioni multiple nel corso della vita, ma per fortuna non tutte causano autoimmunità e ciò avviene a causa delle risposte individuali all’infezioni, e per la combinazione con altri fattori genetici ed ambientali.

Tossicità ambientale

La genetica non è la sola a modulare l’attività immunitaria, ma vi svolge un ruolo molto importante anche l’ambiente fisico ed ecologico, con cui interagiamo giorno dopo giorno e che può condurre ad un’alterazione della cosiddetta tolleranza immunitaria. In special modo alcuni studi mettono in collegamento l’infiammazione con l’accumulo di interferenti endocrini e l’autoimmunità con un’esposizione eccessiva e cronica ai seguenti fattori:

  • Diossina TCDD: incinerazione dei rifiuti, sbiancamento della carta, fusione del rame;
  • Metalli pesanti: in particolare argento e mercurio;
  • Particolato di silice;
  • Fumo;
  • Solventi chimici (es. lavaggi a secco, detergenti, pulizia smalti e gomme).

Teoria dell’igiene: definizione e cause

Se da un lato gli agenti infettivi sono responsabili di diverse malattie, dall’altra i patogeni possono avere paradossalmente un effetto favorevole sulle malattie non-infettive. Questa idea risale alla fine degli anni’80 e da allora il suo ambito e le sue conferme si sono estese dalle malattie allergiche a quelle autoimmuni. In merito diverse evidenze sostengono che un ambiente di crescita troppo pulito, igienizzato, sterile ed incontaminato (es. acqua, cibi, detergenti, abuso di antibiotici e antimicrobici) possa favorire lo sviluppo di alcuni disturbi immunitari. Per esempio le patologie allergiche ed autoimmuni tengono a presentarsi meno nelle famiglie numerose e ciò può essere dovuto ad un ruolo “protettivo” svolto dalle comuni infezioni infantili.

Le malattie autoimmuni hanno le spalle fattori genetici ed ambientali.

Perciò l’esposizione a numerosi agenti infettivi (es. batteri, virus e persino parassiti innocui) sembra proteggere dall’autoimmunità, anche indipendentemente dal microbiota intestinale. Ad ogni modo, dato che la riduzione della biodiversità del microbiota intestinale contribuisce allo sviluppo di problematiche autoimmuni così come di altre malattie tra cui le allergie e le malattie metaboliche (diabete), è opportuno sottolineare che i microrganismi intestinali non sono soltanto influenzati dalla dieta, ma anche dalla normale contaminazione quotidiana e dall’esposizione agli inquinanti ambientali.

Adiuvanti e protesi

Per definizione un adiuvante è una sostanza aggiunta ad un dato agente al fine di aumentarne l’efficacia e la potenza. Queste sostanze sono riscontrabili nei vaccini, nei cosmetici, negli impianti al silicone o in altri device medicali. L’esposizione a queste sostanze estranee può portare negli individui più suscettibili alla comparsa di disturbi infiammatori ed autoimmuni, spesso enigmatici o senza apparenti fattori di rischio. In particolare diversi studi puntano l’attenzione sui potenziali effetti degli adiuvanti vaccinali, dell’alluminio, del silicio, degli olii minerali e del silicone nei bio-materiali e negli impianti, con il rischio di scatenare reazioni immunologiche caratteristiche delle malattie autoimmuni.

Il contatto continuo con sostanze estranee favorisce i processi autoimmuni.

Uno degli ambiti più studiati è il silicone presente negli impianti al seno, il quale funge da stimolo esterno e persistente al punto tale da poter portare ad un’iperstimolazione immunitaria, produzione di auto-anticorpi ed alla possibile comparsa di sintomi eterogenei ed aspecifici tra cui:

  • Fatica cronica;
  • Disturbi del sonno;
  • Dolori diffusi;
  • Secchezza oculare;
  • Tachicardia;
  • Reazioni allergiche.

A supporto di ciò ci sono evidenze della maggiore frequenza di disturbi reumatici, fibromialgici, connettivali e/o autoimmuni nelle persone con impianti al silicone (es. seno). In aggiunta sono frequentemente riscontrabili auto-anticorpi prima della manifestazione dei sintomi e l’eliminazione di questi impianti potrebbe portare ad un notevole miglioramento dello stato di salute.

Cembio: cura e prevenzione dei processi autoimmuni

Il Centro di Medicina Biologica affronta i disturbi autoimmuni tramite una visione ad ampio raggio sui numerosi fattori che portano allo sviluppo o alla progressione dell’autoimmunità. Ne consegue che il nostro approccio non si limita a focalizzarsi sul silenziamento dei sintomi, bensì attraverso consulenze, analisi innovative e terapie personalizzate mira alla presa in carico dell’intera persona (e non del solo organo sotto attacco). Tutto ciò al fine di risalire alle radici della disfunzione immunitaria, che di fatto è alla base del disturbo auotimmune e che necessita di essere valutata nei suoi molteplici aspetti ed affrontata tramite un percorso terapeutico adeguato.

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