Che cos’è la fibromialgia
È bene premettere che la fibromialgia non è tecnicamente una malattia, bensì una sindrome, cioè un insieme di sintomi e segni clinici senza alla base una causa univoca e specifica. La storia medica di questa sindrome ha alle spalle numerosi termini diversi (es. reumatismo muscolare, fibrosite), finché nel 1990 l’American College of Rheumatology unificò queste diagnosi sotto il nome di fibromialgia.
La fibromialgia è caratterizzata dalla presenza di un dolore muscolare e scheletrico, che è diffuso su più punti del corpo. Oltre a ciò è presente una condizione di stanchezza continua, problemi ad addormentarsi, a mantenere la concentrazione e della memoria. A fronte del dolore non si riscontra una condizione infiammatoria locale a livello dei tessuti (es. articolazioni, tendini). Nonostante ciò, la fibromialgia fa sì che le persone percepiscano come dolorosi stimoli, che sono generalmente innocui per gli altri individui. Per di più si osserva frequentemente un aumento dello stato infiammatorio a livello sistemico con l’innalzamento di diversi fattori pro-infiammatori.
La fibromialgia non ha una causa unica, bensì è una sindrome multifattoriale. Spesso esordisce più o meno gradualmente dopo un incidente, un evento infettivo (es. virus) ed in seguito a periodi di forte stress.
Prevalenza
Si stima che la fibromialgia riguardi circa il 2% della popolazione, soprattutto tra le donne. In merito, la fibromialgia riguarda prevalentemente il mondo femminile e secondo un rapporto di circa due a uno rispetto agli uomini.
La sua prevalenza tende ad aumentare con l’età, in particolare tra i 20 ed i 55 anni. Il rischio di sviluppare la fibromialgia è più alto se si ha già una malattia reumatica pregressa.
Quali sintomi e conseguenze?
I sintomi ed i segni associati alla fibromialgia sono i seguenti:
- Dolori osteo-muscolari;
- Fatica persistente;
- Insonnia o altri disturbi del sonno;
- Mal di testa;
- Parestesia;
- Bassa soglia del dolore in risposta a stimoli;
- Problemi di memoria;
- Mancanza di concentrazione;
- Nervosismo o disturbi del tono dell’umore.
I sintomi e le conseguenze della fibromialgia provocano forti ripercussioni sulla qualità di vita delle persone e, pur non causando danni strutturali ai muscoli ed alle articolazioni, sono spesso alla base di varie forme di disabilità.
Dolore muscolare e articolare
Il dolore muscolo-scheletrico coinvolge sia la parte destra, sia sinistra, sia bassa che alta del corpo. Ma può essere inizialmente localizzato, soprattutto a livello del collo e delle spalle. Tendenzialmente è un dolore di tipo muscolare, anche se alcune persone possono lamentare dolore alle articolazioni.
Le persone con fibromialgia non sono semplicemente sensibili ai punti di pressione, bensì sono anche sensibili nei confronti di altri stimoli come quelli relativi al calore, al freddo ed all’elettricità.
Stanchezza e fatica mentale.
La stanchezza è un altro sintomo chiave della fibromialgia, specialmente se si presenta fin dal mattino. Accade spesso che persino semplici attività provochino un aumento del dolore e della spossatezza. Questo senso di stanchezza e di mancato riposo permane persino dopo molte ore di sonno ed al mattino spesso ci si sente scarichi e rigidi.
È frequente la presenza di annebbiamento mentale e la difficoltà di mantenere nel tempo la concentrazione mentale, così come una lentezza cognitiva nel passare da un’attività all’altra.
Altri disturbi associati alla fibromialgia
La fibromialgia è frequentemente accompagnata da:
- Disturbi gastrointestinali;
- Sindrome delle gambe senza riposo;
- Cefalea muscolo-tensiva;
- Emicrania;
- Cistite interstiziale;
- Dolori pelvici;
- Tiroiditi autoimmuni.
Come è possibile constatare la fibromialgia non è un disturbo solo del dolore, ma racchiude in sé sintomi sistemici ed apparentemente eterogenei. Per di più, la fibromialgia può essere definita secondo sottotipi, piuttosto che in modo unitario. Ciò è importante, in quanto non trattare le persone secondo standard precostituiti consente di individualizzare le cure e le terapie in modo più efficace.
Iter diagnostico
La diagnosi spetta ad uno specialista sulla base dell’esame obiettivo, della storia clinica e dei sintomi. Per fare una diagnosi di fibromialgia è necessario valutare la presenza e la gravità dei sintomi, sia di tipo fisico che mentale, e la sintomatologia deve persistere da almeno tre mesi. Inoltre, è opportuno scartare altre possibili condizioni mediche che possono determinare un quadro simile come per esempio la polimialgia reumatica, l’ipotiroidismo e l’insufficienza surrenalica. Benché non esistano marcatori biologici univoci per la fibromialgia, lo specialista può ricorrere eventualmente ad alcuni esami di laboratorio per approfondire i processi sottesi nell’organismo.
Gli aspetti chiave della fibromialgia
Secondo i risultati delle ultime ricerche nella fibromialgia si verifica un’amplificazione dell’elaborazione del dolore a livello del sistema nervoso centrale, anche indipendentemente dai reali stimoli sul corpo. È possibile immaginarsi questo concetto come se il volume per percepire il dolore sia persistentemente alto provocando un incremento dell’eccitabilità dei neuroni ed un calo dei processi di inibizione del dolore stesso. Inoltre, secondo diversi studi ci sono alterazioni a carico dei meccanismi analgesici di cui dispone naturalmente l’organismo, così come del livello dei neurotrasmettitori (es. dopamina, sostanza P, noradrenalina).
È opportuno precisare che i processi nervosi non sono indipendenti dal resto del corpo e che gli studi sottolineano con forza il ruolo del sistema immunitario nella fibromialgia. In particolare, si assiste generalmente ad uno sbilanciamento tra il rilascio dei mediatori pro-infiammatori e le capacità anti-infiammatorie. Un aspetto chiave è pertanto la cosiddetta neuro-infiammazione, cioè l’infiammazione a livello neuronale, che è mediata dalla produzione di un complesso arsenale di molecole infiammatorie e che può essere alla base dell’elaborazione alterata del dolore. In aggiunta vi sono diverse evidenze che suggeriscono la presenza nella fibromialgia di processi di natura autoimmune. In primo luogo la co-presenza di malattie immunologiche, di auto-anticorpi ed il collegamento con le infezioni virali. Di fatto vari agenti patogeni come per esempio i virus erpetici possono scatenare l’esordio della sindrome.
È opportuno valutare con lo specialista i fattori immunitari, ormonali, nervosi, nutrizionali e metabolici.
Molti dei sintomi della fibromialgia possono essere associati ad una disregolazione del sistema nervoso autonomo, che è una parte del sistema nervoso ed è responsabile della regolazione di numerose funzioni vitali (es. frequenza cardiaca e respiratoria, contrazione muscolare, attivazione immunitaria, temperatura corporea, digestione). In particolare, spesso si riscontra una predominanza del sistema nervoso simpatico a discapito di quello parasimpatico e ciò può contribuire alle tensioni muscolari ed ai sintomi cognitivi come i problemi di memoria e di concentrazione. In aggiunta, il ruolo del sistema nervoso autonomo nello stress rappresenta un punto di collegamento con la costatazione che un forte periodo di tensione e disagio emotivo amplifica i sintomi fibromialgici.
Un ulteriore fattore importante da considerare è lo sbilanciamento dello stato ormonale, in particolare per quanto riguarda il cortisolo e le catecolamine. Sappiamo, infatti, che tra i sistemi endocrino, immunitario e nervoso intercorrono numerose relazioni e punti di collegamento. Senza tralasciare l’evidenza che un eccessivo accumulo tossinico (es. metalli pesanti) può essere coinvolto nello stimolo pro-infiammatorio e nel mantenimento dei sintomi.