Quali collegamenti ci sono tra la sindrome da fatica cronica e ciò che succede nell’intestino? Scopriamolo insieme!

Fatica cronica: una sindrome multisistemica

La sindrome della fatica cronica (SFC) è una malattia la cui causa e terapia sono al momento ancora sconosciute. I principali sintomi includono: fatica, dolori articolari e muscolari, mal di gola, cefalea, sonno non riposante e spossatezza in seguito a sforzi. Inoltre molti paziente soffrono di disturbi gastrointestinali, in primis la sindrome del colon irritabile, e fanno spesso uso di farmaci per l’iper-acidità di stomaco. Si aggiunga che osservazioni recenti hanno messo in luce che i pazienti affetti da SFC tendono ad avere una disregolazione del sistema immunitario ed un maggiore stato pro-infiammatorio.

Il ruolo dell’intestino e del microbiota

Il numero approssimativo di batteri che colonizzano l’intestino dell’essere umano è di 9×1013 ed è rappresentato nel colon da almeno 500 specie che stabiliscono un rapporto mutualistico con l’ospite. L’insieme di queste cellule costituisce il cosiddetto microbiota intestinale che è considerato da alcuni autori come un vero e proprio organo in grado di influenzare lo stato di salute dell’organismo. Agiscono infatti come barriera contro i patogeni, regolano l’assorbimento dei nutrienti, la produzione dell’energia e lo sviluppo del sistema immunitario. Il collegamento tra stato infiammatorio ed il microbiota intestinale ha dato spunto ad alcuni ricercatori della Cornell University (NY) per approfondire questi aspetti ancora poco chiari nei pazienti affetti da SFC.

Dai risultati emersi dalla studio scientifico si evince che i pazienti hanno una composizione del microbiota con una spiccata azione pro-infiammatoria, che può causare danni all’epitelio intestinale ed agevolare perciò la traslocazione di microrganismi e molecole tossiche attraverso la mucosa. Ciò determina un’attivazione del sistema immunitario sottostante e la successiva liberazione nel sangue di molecole infiammatorie, come è stato ben documentato nel lavoro di ricerca. In maggior dettaglio lo studio ha evidenziato che la biodiversità microbica è più bassa nei campioni di feci dei pazienti affetti da SFC rispetto ai controlli sani, analogamente a quanto già osservato nelle malattie infiammatorie intestinali, nell’enterocolite necrotizzante e nei disturbi correlati alle intolleranze alimentari.

Le alterazioni del microbiota intestinale si riflettono negativamente sulla salute generale dell’organismo.

A livello microbiologico è stata rilevata sia una diminuzione dei batteri appartenenti al phylum dei Firmicutes che un incremento dei Proteobacteria, in modo simile a quanto descritto nelle malattie infiammatorie intestinali. Inoltre è stata osservata una diminuzione del genere Faecalibacterium, il cui membro Faecalibacterium prausnitzii è ben noto per la sua capacità di sintetizzare proteine ed acido butirrico ad attività anti-infiammatorie, insieme ad una carenza dei probiotici Bifidobacterium, che sono diminuiti anche in altre patologie (e.g. obesità e diabete).

Il Centro di Medicina Biologica per la cura della disbiosi

In conclusione le evidenze accumulate finora sottolineano il contributo svolto dall’alterazione del microbiota intestinale, cioè dalla disbiosi intestinale, nell’esacerbazione dello stato pro-infiammatorio nei pazienti affetti dalla sindrome della fatica cronica. Tutto ciò riveste un’importanza rilevante e che deve essere valutata adeguatamente in sede di consulto con uno specialista.

Presso il Centro di Medicina Biologica è possibile effettuare l’analisi genetica del microbiota intestinale mediante sequenziamento del DNA batterico. Scopri di più sulle nostre attività e cure.

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Dr.ssa Lorella De Mariani

Dr. Gianluca Tiri

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