Il diabete di tipo 1 è una forma di diabete detto giovanile, perché l’esordio è per lo più in età infantile o adolescenziale. Con il passare del tempo è responsabile di un innalzamento degli zuccheri nel sangue (glicemia) al punto tale da essere dannoso per il buon funzionamento dell’organismo. Nel seguente articolo del Cembio descriveremo le caratteristiche principali di questa malattia metabolica e di quali fattori ne siano coinvolti.

Introduzione generale

Il diabete di tipo 1, detto anche insulino-dipendente, è una patologia cronica dovuta ad un’anomalia immunitaria che si rivolge contro il pancreas, l’organo deputato alla produzione dell’ormone insulina. In particolare si assiste alla persistenza di processi autoimmunitari che provocano la distruzione delle cellule beta pancreatiche. Ne consegue un minor rilascio di insulina e quindi la comparsa di iperglicemia fino a sfociare in un vero e proprio diabete.

Questa tipologia di diabete si riscontra in persone geneticamente più suscettibili ed in combinazione a uno o più fattori ambientali. La comparsa dei fenomeni autoimmuni avviene già in età infantile ed in due casi su tre si aggrava in diabete entro dieci anni. Infatti, benché il diabete di tipo 1 possa manifestarsi a qualsiasi età, la maggior parte dei casi riguardano la fascia dai 10 ai 14 anni. Questo tipo di diabete è caratterizzato perciò dalla presenza in circolo di anticorpi contro la popolazione di cellule delle isole del pancreas. Generalmente non vi è obesità e la struttura corporea appare esile o normopeso. D’altra parte, in circa un caso su cinque il diabete di tipo 1 è accompagnato anche da altre malattie autoimmuni come per esempio la celiachia, la tiroidite o la gastrite atrofica.

Quali fattori di rischio per il diabete insulino-dipendente?

Trattandosi di una malattia multifattoriale ne consegue che sono necessari molteplici contributi, probabilmente da una minore presenza dei fattori protettivi ed un aumento di esposizione a quelli di rischio. Dal punto di vista genetico diversi geni sul DNA sono implicati nell’aumentare il rischio di alterazioni immunitarie (come nel caso dei geni HLA) e/o del funzionamento insulinico. Tuttavia, l’osservazione di un lento aumento dell’incidenza di questa patologia nel corso dell’ultimo secolo suggerisce che accanto alla genetica i fattori ambientali svolgano un ruolo rilevante. Le ricerche hanno evidenziato il contributo da parte di uno stato di obesità materna durante la gravidanza, oppure un consumo eccessivo di zuccheri semplici durante l’infanzia, oltre a mettere in luce il rischio in alcuni soggetti in seguito ad infezioni non gestite adeguatamente. Per esempio le infezioni virali a livello respiratorio o gastrointestinale potrebbero predisporre l’organismo all’innesco o sviluppo dell’autoimmunità.

Nel diabete di tipo 1 occorre bilanciare l’attività immunitaria ed il controllo metabolico.

Secondo la cosiddetta teoria dell’igiene un’esposizione precoce a microrganismi ed infezioni stimola il sistema immunitario ed abbassa il rischio futuro di allergie e patologie autoimmuni. Viceversa un ambiente troppo urbanizzato e poco a contatto con gli ambienti naturali e l’abuso di antibiotici potrebbe aumentarne il rischio. In merito a quest’ultimo punto gli antibiotici possono influenzare negativamente il sistema immunitario dell’organismo favorendo una condizione di disbiosi, cioè un’alterazione delle normali comunità batteriche che risiedono a contatto delle mucose (es. gastrointestinali, orali, respiratorie, genitali). In uno studio scientifico la disbiosi intestinale è correlata con la comparsa di autoimmunità e lo sviluppo del diabete di tipo 1. Un probabile collegamento è dato dal fatto che il microbiota intestinale, cioè l’insieme delle comunità microbiche che abitano l’intestino, modula la migrazione, la differenziazione e la tolleranza del sistema immunitario a livello della mucosa.

Ad ogni modo alcune evidenze recenti suggeriscono che il diabete di tipo 1 non sia dovuto esclusivamente all’alterazione immunitaria ma che le stesse cellule del pancreas vi contribuiscano parallelamente. In particolare il sovraccarico metabolico dovuto al tentativo di bilanciare la glicemia e la suscettibilità alle infezioni o all’ambiente pro-infiammatorio vicino (es. intestino) potrebbero fungere da aspetti addizionali da tenere in considerazione.

La gestione del diabete

Pur con l’utilizzo di farmaci o insulina il controllo glicemico potrebbe non essere sempre ottimale o oscillare tra l’ipo e l’iperglicemia provocando la comparsa di sintomi aspecifici come mal di testa, stanchezza, capogiri e sete. Inoltre, con il passare del tempo un diabete non ben gestito può provocare acidosi dal rilascio di eccessivi corpi chetonici, danni alla retina ed ai reni, neuropatia dei nervi periferici e malattie cardiocircolatorie.

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Per i suddetti motivi è sempre raccomandato a coloro che hanno il diabete di tipo 1 essere seguiti da uno specialista al fine di monitorare e correggere adeguatamente i processi metabolici ed autoimmuni. Proprio come facciamo presso il Centro di Medicina Biologica, in cui affianchiamo alle consulenze specialistiche analisi innovative e cure, oltre all’imprescindibile cura dello stile di vita nei suoi molteplici aspetti.

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