Secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature gli ingredienti che conferiscono una consistenza stabile e liscia alle barrette di cioccolato, ai gelati ed altri snack potrebbero favorire lo sviluppo delle malattie infiammatorie intestinali. Gli autori ipotizzano che gli additivi alimentari possono alterare la barriera dell’intestino e perciò incidere negativamente sulla salute, probabilmente coinvolgendo anche il microbiota residente.

E’ noto che i batteri intestinali aiutano l’organismo a combattere le infezioni e a resistere alle allergie, oltre ad intervenire nella regolazione dell’immunità e del metabolismo dell’ospite. D’altra parte, se fortemente alterato, può stimolare il sistema immunitario dell’intestino ed indurre la sintesi di citochine pro-infiammatorie, caratteristiche riscontrabili nelle malattie infiammatorie intestinali (i.e. colite ulcerosa e morbo di Crohn) che causano diarrea, dolore addominale e forte senso di spossatezza e la cui prevalenza è in aumento a partire dalla metà del ventesimo secolo. Una modalità attraverso la quale l’epitelio intestinale è messo al riparo dai batteri è costituito dallo strato di muco che ricopre la mucosa. Da queste considerazioni prende avvio l’ipotesi dei ricercatori di analizzare gli effetti degli additivi ad attività emulsionante. Questi sono molecole in grado di creare un composto cremoso e liscio a partire da ingredienti scarsamente miscelabili, come i grassi del latte e l’acqua nei gelati.

Una ricerca risalente al 2009 ha dimostrato che l’utilizzo dell’emulsionante carbossimetilcellulosa (E466) in topi predisposti a sviluppare malattie intestinali ha condotto ad una proliferazione batterica nell’intestino tenue e ad un aumento dello stato infiammatorio. In un successivo studio l’utilizzo dei due emulsionanti carbossimetilcellulosa ed il polisorbato 80 (E433), a una concentrazione relativamente bassa, ha indotto nei topi la comparsa di un’infiammazione di basso grado, accompagnata da effetti metabolici (aumento della massa grassa, incremento dell’introito di cibo, iperglicemia). Invece nei topi geneticamente predisposti alle malattie infiammatorie intestinali si è assistito ad un aumento del rischio di coliti.

L’approfondimento dell’analisi ha evidenziato che la comparsa dei sintomi metabolici è associata ad un incremento dei batteri in grado di digerire e penetrare il muco intestinale ed aventi una maggiore attività pro-infiammatoria. Tuttavia, non è ancora chiaro se gli emulsionanti danneggino direttamente la mucosa oppure se ciò sia una conseguenza dell’alterazione del microbiota. Benché sia ancora prematuro trarre conclusioni generali su questi additivi chimici, i risultati esposti suggeriscono che i pazienti affetti dalle malattie infiammatorie intestinali oppure a rischio per familiarità dovrebbero tenere d’occhio le etichette alimentari.

Presso il Centro di Medicina Biologica è possibile effettuare l’analisi del microbiota intestinale ed intraprendere percorsi di nutriterapia nel campo delle malattie infiammatorie intestinali e delle sindromi metaboliche.

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