Il malassorbimento del lattosio può contribuire alla comparsa e persistenza di disturbi a carico del tratto digerente. Vuoi saperne di più? Continua a leggere le informazioni anche sulla dieta da seguire.

malassorbimento lattosioIl lattosio è lo zucchero predominante nel latte e nei suoi derivati, oltre ad essere ampiamente utilizzato nei cibi processati ed in quelli già pronti come per esempio i bauletti di pane, i cereali da colazione, le patatine, le sale e vari tipi di carne confezionata. Tecnicamente il lattosio è un disaccaride, cioè è una molecola formata da due zuccheri legati tra loro, il glucosio ed il galattosio. A livello del tratto intestinale del digiuno è presente un enzima, detto lattasi, che scinde il lattosio nei suoi componenti, che possono essere agevolmente e rapidamente assorbiti.

Quando questi meccanismi non funzionano a dovere si parla di malassorbimento del lattosio, che può essere causato da:

Rare cause congenite

L’abilità di digerire il lattosio durante l’allattamento è essenziale per la salute del neonato ed influenza anche la microflora intestinale aumentando il numero di bifidobatteri e di lattobacilli e diminuendo quelli appartenenti al genere Bacteroides e Clostridia. Tuttavia il metabolismo del lattosio essere alterato da cause congenite fin dalla nascita. In questi casi l’ingestione del latte materno o di altre formule contenenti lattosio scatena nel neonato diarree liquide: esiste quindi una dieta da seguire per il malassorbimento del lattosio?

Intolleranza al lattosio

Con il termine intolleranza enzimatica al lattosio si intende una compromissione fisiologica da parte dell’enzima lattasi di digerire questo zucchero. È stato dimostrato che nel feto la lattasi è attiva fin dalla 8° settimana di gestazione e continua ad aumentare la propria attività fino alla 34° per poi raggiungere il picco di espressione alla nascita. Ad ogni modo dopo i primi mesi di vita l’attività della lattasi inizia gradualmente a decrescere. Nella maggior parte dei casi questa attività quasi scompare dopo la fine dello svezzamento. Un’eccezione riguarda i discendenti delle popolazioni che tradizionalmente erano (e sono) dedite all’allevamento del bestiame. Queste hanno mantenuto la capacità di digerire il latte ed i latticini anche in fase adulta. Si parla, pertanto, di “persistenza della lattasi”, la cui prevalenza è molto diffusa nel Nord Europa (>90% in Scandinavia ed Olanda) e decresce verso Sud (Spagna, Italia 50%) fino a raggiungere livelli minimi in Asia ed in parte dell’Africa.

Attualmente si pensa che la persistenza della lattasi sia collegata ai cambiamenti evolutivi avvenuti durante gli ultimi 10 mila anni nelle popolazioni specializzate all’addomesticamento del bestiame da latte . Ciò ha trovato riscontri anche in ambito genetico. A livello del gene della lattasi, infatti, sono state scoperte alcune varianti (o polimorfismi) genetiche che sono alla base dell’intolleranza enzimatica al lattosio. Negli adulti predisposti geneticamente i livelli di lattasi rimangono dieci volte più alti senza declinare nel tempo, come avviene in altre persone generalmente dal 2° anno di vita.

Disturbi e malattie intestinali

L’alterazione della funzionalità della lattasi può essere conseguente a danni a carico dell’intestino tenue. Questo tipo di deficit è pertanto riscontrabile in varie patologie gastrointestinali quali la celiachia, il morbo di Crohn, le infezioni enteriche, la sovracrescita batterica del tenue, la sindrome del colon irritabile, l’intestino corto oppure in seguito a terapie o operazioni chirurgiche.

I sintomi

Se non assorbito a livello della mucosa intestinale il lattosio può essere responsabile di molti sintomi gastrointestinali. Il suo malassorbimento tipicamente causa:

  • Dolore o gonfiore addominale;
  • Borborigmi;
  • Nausea;
  • Vomito;
  • Diarrea.

La cura

Per il malassorbimento del lattosio, una dieta non solo è possibile ma è anche consigliata. In caso di accertato malassorbimento del lattosio è certamente utile ridurre l’apporto di questo zucchero, che, non potendo essere assorbito, rimane trattenuto nell’intestino causando effetti spiacevoli. È opportuno, quindi, porre attenzione al consumo di latte, formaggi freschi, yogurt e gelati, pur mantenendo un’alimentazione bilanciata e senza le più comuni carenze (es. fosforo, calcio e vitamine). Ma non finisce qui. Perché spesso il malassorbimento è secondario al peggioramento dello stato di salute dell’intestino, che è sempre più oggetto dei fattori ambientali e di quelli legati allo stile di vita. Come già accennato, il fatto che si perda temporaneamente la capacità di digerire il lattosio e/o altri zuccheri può essere una conseguenza di un ampio spettro di disturbi gastrointestinali, che incidono negativamente sugli enzimi digestivi e sullo stato infiammatorio. Pertanto si raccomanda di rivolgersi ad uno specialista al fine di impostare una terapia personalizza, bilanciata e di ripristinare un corretto benessere intestinale.

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