L’autismo comprende uno spettro di disturbi del neurosviluppo, che provocano vari deficit relazionali, linguistici e sociali. Si ritiene che alla base vi sia un’interferenza del normale sviluppo neuropsicologico in fase prenatale o neonatale a causa di diversi fattori, tra i quali uno dei più studiati è l’influsso degli agenti tossici ambientali. Vuoi saperne di più? Buona lettura!

Disturbi dello spettro autistico

L’autismo, o meglio i disturbi dello spettro autistico, sono disturbi caratterizzati da un’alterazione della comunicazione, delle abilità e delle interazioni sociali insieme alla presenza di comportamenti selettivi, ripetitivi e stereotipati. Questi sintomi possono incidere più o meno pesantemente sulle capacità individuali e sui familiari che se ne prendono cura. I sintomi tendono a comparire intorno ai tre anni di età, anche se potrebbero non manifestarsi appieno fino all’ingresso nella scuola. Inoltre, i bambini tendono ad essere quattro volte più colpiti rispetto alle bambine.

Il periodo dello sviluppo neonatale, soprattutto prima della nascita, rappresenta per il cervello una finestra temporale particolarmente sensibile agli effetti delle sostanze chimici nocive o di altri fattori negativi prenatali o perinatali (es. infezioni e malattie materne). Con il passare del tempo ciò si può tradurre in cambiamenti a livello del volume cerebrale e della connettività neurale tra diverse strutture del sistema nervoso centrale.

Un numero crescente di evidenze collegano l’autismo e le forme di inquinamento ambientale.

Rispetto alle prime osservazioni di Leo Kanner nel 1943 negli ultimi decenni si assiste ad un incremento del numero di bambini e bambine con diagnosi di autismo. Benché esistano diversi fattori genetici di suscettibilità, questo incremento non può essere solo dovuto ai cambiamenti nella sequenza del DNA. Ecco perché numerose ricerche si sono soffermate sul ruolo del contesto ambientale ed ecologico sul neurosviluppo.

Inquinanti e inquinamento

Sempre più studi mostrano un’associazione tra l’esposizione agli inquinanti ambientali e lo sviluppo di disturbi dello spettro autistico. È ormai stato dimostrato che una parte degli inquinanti sono in grado di attraversare la placenta e di accumularsi nel cervello, del quale possono far deviare le traiettorie di sviluppo. Altre sostanze, invece, sono in grado di modificare il profilo ormonale e/o di ripercuotersi sullo stato infiammatorio provocando a cascata effetti sul neurosviluppo.

Risalta per importanza l’esposizione durante la gravidanza o nei primi meso dopo il parto all’inquinamento atmosferico, cioè all’insieme degli inquinanti rilasciati nell’aria dall’industrializzazione ed urbanizzazione. In particolare gli studi hanno trovato un collegamento tra l’esposizione al particolato rilasciato dai motori diesel e da quello atmosferico ultrafine (PM 10, PM 2.5). Gli effetti nocivi dell’inquinamento atmosferico possono essere legati all’iper-attivazione della risposta immunitaria, oppure addirittura al deposito delle piccole particelle nel sistema nervoso.

Non solo metalli pesanti: il ruolo dei pesticidi

Una gran parte dei genitori di figli con autismo si focalizzano solamente sul problema dei metalli pesanti, il quale è sicuramente una problematica ambientale degna di attenzione, ma non è la sola e forse non è la via più frequente di esposizione negli infanti.

Sempre più studi mettono in collegamento i disturbi dello spettro autistico con l’esposizione ai pesticidi, che comprendono un vasto insieme di sostanze di sintesi che hanno la funzione di eliminare gli organismi potenzialmente pericolosi per il settore agroindustriale, animale ed alimentare. Essere esposti durante la gravidanza materna ai pesticidi tramite la catena alimentare, la professione o la vicinanza alle coltivazioni intensive aumenta il rischio di autismo. In special modo le evidenze riguardano gli organofosfati, i quali costituiscono un vasto gruppo di molecole di sintesi utilizzate come pesticidi in tutto il mondo e che sono in grado di inibire alcuni enzimi neuronali ed esercitare effetti neurotossici. Ma non solo, perché anche gli insetticidi piretroidi sembrano coinvolti.

Interferenti endocrini

Nonostante molte sostanze tossiche del passato siano ormai illegali, i loro effetti continuano a farsi sentire, in quanto sono altamente persistenti nell’ambiente e si accumulano lungo la catena alimentare. Per quanto riguarda i disturbi correlati agli inquinanti ed alle sostanze nocive un ruolo importante è dato dai cosiddetti interferenti endocrini. Questi ultimi sono a tal punto simili agli ormoni endogeni da alterarne il rilascio, il funzionamento e la regolazione nel corpo. Purtroppo attualmente l’esposizione agli interferenti endocrini è praticamente ubiquitaria nei paesi industrializzati e si ritiene contribuisca indirettamente al forte incremento generale delle malattie cronico-degenerative così come di quelle legate al neuro-comportamento.

In particolare diversi studi mostrano un’associazione tra l’accumulo materno di ftalati ed il rischio di disturbi dello spettro autistico nei figli. Gli ftalati sono tossine ambientali molto comuni e che sono rintracciabili nei prodotti cosmetici, nei giocattoli di plastica, nei profumi, nei repellenti, negli adesivi, negli inchiostri, nelle vernici, nella pavimentazione di casa con strato di PVC.

Conclusioni

L’autismo è un disturbo del neuro-sviluppo di natura multifattoriale e pertanto non origina da un singolo fattore né genetico né ambientale. Lo sviluppo neuropsicologico può essere alterato sia durante la gravidanza che nel primo periodo dell’infanzia da numerosi ambiti, che riguardano non solo il bambino, ma anche il padre, la madre e l’ambiente. In special modo è opportuno valutare il carico tossinico, eventuali patologie mediate dal sistema immunitario (es. infezioni, autoimmunità), il benessere gastrointestinale, lo stato nutrizionale, i fattori legati al metabolismo cellulare e quelli genetici. In merito noi del Centro di Medicina Biologica crediamo che la vecchia e tenace contrapposizione tra genetica ed ambiente non regge più di fronte ai nuovi modelli scientifici. Entrambe queste componenti hanno un proprio ruolo nell’influenzare la storia individuale e ciò avviene anche grazie alla partecipazione di un terzo fattore: l’epigenetica. Quest’ultima branca della biologia studia i fattori coinvolti nella modulazione dell’espressione dei geni del DNA a seconda degli stimoli ambientali e legati allo stile di vita.

Il Centro di Medicina Biologica si occupa dei disturbi dello spettro autistico secondo un’ottica funzionale e di medicina integrata. Oltre ad affrontare queste problematiche del neurosviluppo tramite cure specifiche ci avvaliamo di analisi accurate per la valutazione del carico di tossicità nell’organismo e delle capacità di detossificazione dell’organismo.

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Bibliografia essenziale:

  • Pelch KE, Bolden AL, Kwiatkowski CF. Environmental Chemicals and Autism: A Scoping Review of the Human and Animal Research. Environ Health Perspect. 2019 Apr;127(4):46001;
  • Lyall K, et al. The Changing Epidemiology of Autism Spectrum Disorders. Annu Rev Public Health. 2017 Mar 20;38:81-102;
  • Grandjean P, Landrigan PJ. Neurobehavioural effects of developmental toxicity. Lancet Neurol. 2014 Mar;13(3):330-8;
  • Fujiwara T, et al. Chemicals, Nutrition, and Autism Spectrum Disorder: A Mini-Review. Front Neurosci. 2016 Apr 20;10:174.
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