Il disturbo da deficit di attenzione con iperattività (dall’inglese abbreviato ADHD) è un disturbo neurocognitivo dell’età infantile e con una prevalenza mondiale intorno al 6%. È caratterizzato da una mancanza significativa della capacità di attenzione, che può essere accompagnata da comportamenti particolarmente iperattivi ed impulsivi. Ciò causa un impatto notevole sull’ambiente che li circonda come per esempio a scuola e a casa. Ci possono essere difficoltà nell’organizzare i compiti, perdita degli oggetti necessari per le varie attività e notevoli deficit a mantenere l’attenzione nel corso del tempo. D’altra parte il sottotipo impulsivo mostra una notevole irrequietezza con le mani o a stare seduto, una parlantina eccessiva e difficoltà ad aspettare il proprio turno. Spesso nell’ADHD c’è un mix di entrambe le manifestazioni.

ADHD: cause e fattori di rischio

Nonostante la sua ampia rilevanza nel mondo le cause non sono ancora state chiarite in dettaglio. Ad ogni modo gli studi sostengono una causalità multifattoriale che dipende dagli aspetti genetici, biochimici, psicologici ed anche ambientali. Tra i fattori di rischio perinatali possiamo citare un basso peso alla nascita o nascita pretermine, ma anche infezioni (virali e batteriche) o malattie immunitarie nella madre così come l’uso di alcuni farmaci in gravidanza. In merito è stato dimostrato che un alto stato infiammatorio può far deviare il normale sviluppo del sistema nervoso tramite vari e complessi meccanismi. Tra gli altri fattori ambientali ci sono: l’esposizione ad agenti tossici (es. alcool, fumo), la malnutrizione e le carenze nutrizionali.

Nel caso dell’ADHD gli studi hanno riscontrato una disfunzione delle regioni cerebrali coinvolte nel controllo dell’attenzione e del comportamento così come di alcuni sistemi di neurotrasmettitori, in particolare la dopamina e le catecolamine. Si tenga presente che i neurotrasmettitori non sono coinvolti solo nelle comunicazioni cerebrali, ma anche nello sviluppo, migrazione e differenziazione dei neuroni.

Salute cellulare, stress ossidativo e immunità

Le ricerche nel campo del disturbo da deficit di attenzione/iperattività hanno messo in luce varie anomalie a livello dei neurotrasmettitori e dell’attività di alcune aree cerebrali. Ma non finisce qui, perché una prospettiva più ampia include anche i collegamenti con il microbiota intestinale e diverse alterazioni biologiche.

Lo stress ossidativo è dato dallo sbilanciamento tra molecole particolarmente reattive, tra cui i radicali liberi, e la barriera antiossidante delle cellule. Nel primo caso sappiamo che un eccesso di radicali liberi può essere la conseguenza di reazioni enzimatiche, esposizione a raggi UV, fumo ed inquinanti (es. metalli pesanti) ed attivazione immunitaria durante gli stati infiammatori. Benché un basso livello di radicali liberi sia fondamentale per un normale funzionamento cellulare, dall’altro un loro eccesso provoca danni a livello delle proteine, dei lipidi, dei carboidrati e del DNA.

Ma esistono numerosi meccanismi che evitano (o dovrebbero evitare) l’accumulo delle specie reattive ossidanti. Ci sono per l’appunto processi enzimatici (es. catalasi, superossido dismutasi) e sostanze (es. vitamina E), che mostrano un’azione antiossidante. Lo sbilanciamento tra i radicali liberi e la barriera antiossidante dà origine ad una condizione di stress ossidativo conclamato. Quest’ultimo a sua volta è in grado di ripercuotersi negativamente sulla stabilità delle membrane cellulari e del DNA, così come di numerosi processi essenziali per la vita delle cellule.

Per funzionare e comunicare al meglio le cellule richiedono un terreno biologico adeguato.

Il tessuto nervoso è particolarmente vulnerabile allo stress ossidativo, che proprio qui può provocare danni neuronali con potenziali effetti sulle funzionalità cerebrali. In particolare ci può essere un’alterazione dei circuiti che utilizzano la dopamina e vari studi hanno osservato un aumento dell’attività pro-ossidante ed un calo di quella antiossidante nei bambini con ADHD.

In questi casi si riscontra frequentemente anche un’alterazione della composizione delle membrane cellulari, cioè il sottile rivestimento che separa le cellule dal loro ambiente. Queste membrane biologiche sono fondamentali per un buon funzionamento cellulare e sono composte prevalentemente da grassi, di cui ne esistono di diverso tipo. In particolare gli studi hanno osservato che nell’ADHD si assiste spesso ad un’alterazione della composizione di membrana per esempio per quanto riguarda gli acidi grassi omega-6.

La neuro-infiammazione può determinare alterazioni cognitive e comportamentali.

Altre evidenze scientifiche puntano l’attenzione sul ruolo del sistema immunitario e dello stato infiammatorio persistente. L’ipotesi che l’immunità sia coinvolta nei disturbi con deficit dell’attenzione/iperattività è supportata dalla frequente associazione tra ADHD e malattie allergiche come la dermatite atopia, l’asma e la rinite allergica. La disfunzione immunitaria potrebbe essere caratterizzata da una maggiore produzione di molecole (citochine) pro-infiammatorie, che, dopo aver oltrepassato la linea di confine del sistema cerebrale, sono in grado di modulare i circuiti coinvolti nel comportamento e nelle emozioni.  In alcuni casi potrebbe perciò esserci un’ipersensibilità immunitaria causata da fattori ambientali insieme ad anomalie degli stessi sistemi di regolazione immunitaria.

Senza tralasciare che la presenza di deficit nutrizionali si può ripercuotere a livello del funzionamento degli enzimi, cioè degli attori chiave nel metabolismo delle cellule. Inoltre ricerche recenti mettono in luce la pericolosità di alcune sostanze tossiche a livello neuronale e dei neurotrasmettitori come per esempio il piombo. Oltre agli effetti di un’esposizione eccessiva ad alcuni additivi alimentari come il benzoato di sodio.

L’approccio del Centro di Medicina Biologica nell’ADHD

Il disturbo da deficit di attenzione e/o iperattività rappresenta una condizione dipendente da numerosi fattori di natura genetica, individuale ed ambientale. Il nostro obiettivo è di prenderci cura dei deficit funzionali dell’organismo, cioè dei processi che risultano poco efficienti o malfunzionanti a livello cellulare e fisiologico. Queste disfunzioni, infatti, possono ripercuotersi negativamente a livello della biochimica, del sistema immunitario e dell’asse intestino-cervello. Riteniamo importante affrontare queste problematiche tramite un metodo terapeutico integrato ed attraverso l’utilizzo di test specifici per la valutazione dell’effettivo stato di salute dell’organismo.

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Bibliografia essenziale:

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