La malattia di Alzheimer è una patologia neurodegenerativa, che conduce a deterioramento cognitivo e demenza nelle persone anziane. La neurodegenerazione porta ad una progressiva alterazione delle strutture e delle funzionalità del sistema nervoso, che accompagnano l’avanzamento dei sintomi cognitivi, affettivi e comportamentali. Ma lo sai che l’Alzheimer ha a che fare con l’infiammazione? Scopriamo il perché in questo articolo del Centro di Medicina Biologica.

Malattia di Alzheimer: non solo memoria

La malattia di Alzheimer fu scoperta ufficialmente all’inizio del XX secolo dal medico tedesco Alois Alzheimer e da allora un’ampia mole di studi ha approfondito la conoscenza di questa patologia alla base della demenza. Sottolineiamo innanzitutto che l’Alzheimer non è l’unica forma di demenza, ma è sicuramente la più comune nelle persone al di sopra dei 65 anni. È una patologia neurodegenerativa dal forte impatto individuale, familiare, socio-sanitario e si stima che colpisca almeno 50 milioni di persone nel mondo. La sua gravità è data dal fatto che con il passare del tempo incide negativamente sulle capacità di apprendimento e di memoria, oltre ad influenzare il tono dell’umore ed i comportamenti della persona.

L’Alzheimer provoca un deterioramento cognitivo con un esordio progressivo ed insidioso, mentre il quadro neurologico è per lo più del tutto negativo fino alle fasi più avanzate della malattia. Generalmente si assiste ad un declino iniziale abbastanza rapido cui segue una fase abbastanza stabile ed infine un’accelerazione nell’ultimo periodo.

La neurodegenerazione è conseguente alla perdita del delicato equilibrio tra fattori neuro-tossici e neuro-protettivi.

Inizialmente ci possono essere disturbi aspecifici legati alle difficoltà cognitive, ma soprattutto si evidenziano disturbi della memoria e l’incapacità di apprendere nuove informazioni. Si possono verificare anche episodi di franca confusione mentale e vuoti di memoria improvvisi. Con il passare di alcuni anni la situazione si aggrava ulteriormente e possono comparire disturbi del linguaggio, disorientamento spaziale, difficoltà nel vestirsi e nel riconoscere gli oggetti e/o le persone. Infine nelle fasi più avanzate subentra apatia o disinibizione con irritabilità ed aggressività.

Neuro-infiammazione: i concetti chiave

Dal punto di vista biologico l’Alzheimer è stato studiato soprattutto per quanto riguarda l’accumulo di aggregati patologici nel sistema nervoso. In merito si sa che la presenza di queste aggregazioni fibrillari esercita un effetto tossico sul funzionamento sinaptico e sulla salute neuronale. Oltre ed accanto a tutto ciò, nell’Alzheimer si assiste anche al ruolo chiave dell’infiammazione a livello del sistema nervoso centrale, una condizione detta per l’appunto neuro-infiammazione.  Vediamo di che cosa si tratta.

Sulla base di evidenze recenti un segno distintivo della malattia di Alzheimer (e non solo) è l’iper-attivazione dei processi infiammatori a livello cerebrale. Ciò è dovuto in particolare all’azione di due tipologie speciali di cellule: la microglia e gli astrociti. La prima è coinvolta in numerosi processi fondamentali come la formazione di nuovi neuroni, la plasticità sinaptica e la pulizia degli scarti nel cervello. Inoltre, la sua importanza è data anche dal fatto che è capace di fagocitare i depositi di beta-amiloide, che rappresentano una caratteristica comune nella neuro-degenerazione. Tuttavia, queste cellule “spazzine” non riescono a lavorare appieno quando c’è uno stato infiammatorio cronicizzato, mentre nel frattempo si pongono sempre di più le basi per la formazione degli aggregati patologici tipici dell’Alzheimer. Gli astrociti, invece, hanno un ruolo nella regolazione metabolica, strutturale, infiammatoria e delle connessioni neuronali.

I meccanismi coinvolti nel decadimento cognitivo

I fattori pro-infiammatori e potenzialmente dannosi per il sistema nervoso sono numerosi e comprendono residui di agenti patogeni (es. virus, batteri, funghi), sovraccarico di ferro, sbilanciamenti metabolici, il rilascio di molecole immunitarie e di prodotti ossidati. L’innesco infiammatorio passa attraverso l’azione delle cellule astrocitarie e della microglia, le quali sono proprio coinvolte nel rilascio dei mediatori pro-infiammatori e nell’aumento dei radicali liberi.

La neuro-infiammazione contribuisce sia allo sviluppo che alla progressione del morbo di Alzheimer. In particolare si osserva un aumento dei mediatori pro-infiammatori, detti citochine, a livello locale e persino a livello sistemico nel corpo. Ma non finisce qui, perché è lo stato infiammatorio cronico il responsabile principale del deposito anomalo degli aggregati patologici nel sistema nervoso.

Quali fattori di rischio?

Riassumendo l’infiammazione cerebrale rappresenta uno stato patologico in cui i neuroni vengono danneggiati dal rilascio di fattori nocivi. Tutto ciò non può che ripercuotersi negativamente e gradualmente sul decadimento cognitivo e sul maggior rischio di demenza nella persona anziana. Come è ben noto l’Alzheimer è una patologia neurodegenerativa multifattoriale, cioè deriva dalla combinazione di vari fattori legati alla genetica, allo stile di vita ed all’ambiente. Ad ogni modo un comune denominatore di tutti questi multi-fattori è la loro ripercussione sullo stato infiammatorio. In particolare si segnalano qui di seguito i più importanti fattori di rischio:

  • Infezioni (cerebrali o periferiche);
  • Esposizione al fumo o ad altri inquinanti;
  • Trauma cranico;
  • Sedentarietà prolungata;
  • Obesità;
  • Alimentazione sbilanciata;
  • Diabete mellito;
  • Stress cronico da lungo tempo.

Cembio per la prevenzione del decadimento cognitivo

Il Centro di Medicina Biologica affronta le patologie neurodegenerative secondo cure e trattamenti personalizzati, che hanno l’obiettivo di agire sui fattori di rischio legati alla neuro-infiammazione e di fare una vera prevenzione. Quest’ultimo punto è per noi fondamentale, in quanto consente di prevenire sia il passaggio da una condizone di salute ad una di malattia che l’aggravamento ulteriore del disturbo o della patologia in atto. Ecco perché crediamo che la prevenzione sia una parola piena di significato ed attorno alla quale dovrebbe ruotare il resto della medicina.

Nell’ambito della malattia di Alzheimer riteniamo fondamentale valutare ed affrontare i fattori alla base della disfunzionalità neuronale e dello stato infiammatorio tra cui per esempio il metabolismo cellulare, il funzionamento mitocondriale, lo stress ossidativo, l’accumulo di sostanze ad azione tossica e la presenza di uno stato infiammatorio sottosoglia, ma purtroppo persistente.  Noi del Centro di Medicina Biologica riteniamo importante ribadire che l’Alzheimer non è una patologia dei soli neuroni, ma in campo preventivo e terapeutico è fondamentale tenere in considerazione i forti legami che li legano al sistema immunitario ed al metabolismo. Da qui nasce il nostro focus sulla cura dello stile di vita (es. alimentazione, attività fisica, sonno) e sull’utilizzo di terapie e trattamenti da personalizzare ad hoc sulla base dello stato di salute complessiva della persona e delle indagini di laboratorio innovative, che effettuiamo presso il nostro Centro.

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Bibliografia essenziale:

  • Calsolaro V, Edison P. Neuroinflammation in Alzheimer’s disease: Current evidence and future directions. Alzheimers Dement. 2016 Jun;12(6):719-32;
  • Laurent C, Buée L, Blum D. Tau and neuroinflammation: What impact for Alzheimer’s Disease and Tauopathies? Biomed J. 2018 Feb;41(1):21-33;
  • Wilkins HM, Swerdlow RH. Relationships Between Mitochondria and Neuroinflammation: Implications for Alzheimer’s Disease. Curr Top Med Chem. 2016;16(8):849-57;
  • Huat TJ, et al. Metal Toxicity Links to Alzheimer’s Disease and Neuroinflammation. J Mol Biol. 2019 Apr 19;431(9):1843-1868.
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