In caso di problematiche di salute caratterizzate dalla presenza di dolore cronico sulla base delle più recenti scoperte scientifiche è fondamentale focalizzarsi non soltanto sulla cura della fonte del dolore, ma anche di come questo viene processo a livello soggettivo, esperenziale e quindi neurologico, cioè nell’ambito del funzionamento cerebrale. Ecco perché il Neurofeedback rappresenta un metodo innovativo e valido per affrontare questi aspetti. Scopriamo il perché nei seguenti paragrafi.

Le varie sfumature del dolore cronicizzato

Si stima che al mondo circa una persona su cinque soffre di dolori fisici persistenti, che causano sofferenza ed un certo grado di disabilità. Possiamo citare per esempio la lombalgia, la cervicalgia, l’emicrania, l’osteoartrite e la neuropatia periferica. Inoltre, è importante sottolineare fin da subito che per queste persone la prospettiva di condividere la propria vita con il dolore cronico provoca ripercussioni emotive al punto tale da poter sfociare eventualmente in vere e proprie malattie psicologiche.

La percezione del dolore ha in sé aspetti sensoriali, emotivi e cognitivi.

Ne consegue che l’esperienza del dolore è qualcosa che non si ferma alle sole sensazioni, ma racchiude anche altre dimensioni soggettive come la spiacevolezza, la valutazione mentale e le aspettative. Tutti questi processi sono importanti per far sì che normalmente la persona limiti la sua esposizione agli stimoli dolorosi (es. riflessi di allontanamento) e gestisce l’esperienza del dolore.

Concetti chiave introduttivi

Gli studi di neuro-imaging hanno dimostrato che il dolore stimola l’attivazione neurale e la connettività tra numerose aree cerebrali come per esempio il talamo, corteccia cingolata anteriore, somatosensoriale, insulare e quella prefrontale. In generale sembra che la percezione del dolore coinvolga regioni che tendono a funzionare insieme tra loro ed a loro volta deputate alla valutazione ed alla risposta inerenti diversi aspetti:

  • Sensorialità;
  • Regolazione emotiva;
  • Elaborazione mentale dell’esperienza;
  • Controllo dell’attenzione sul sintomo.

Breve introduzione al Neurofeedback

È una metodica non farmacologica e non invasiva che si propone di modulare l’attività delle aree cerebrali o la loro connettività mediante la registrazione delle onde cerebrali (elettroencefalografiche, EEG). Nel Neurofeedback viene utilizzata infatti una strumentazione specifica per misurare i ritmi delle frequenze EEG, che riflettono l’attività di milioni di neuroni nella corteccia cerebrale sottostante. La sua efficacia è data dal fatto che la persona riceve indicazioni immediate ed in diretta di come sta funzionando il cervello a seconda dell’obiettivo indicato in seduta da parte dello specialista. Attraverso il Neurofeedback è possibile migliorare le capacità di auto-regolazione del dolore lavorando sui processi neurofisiologici alterati nel corso del dolore cronico.

Un training efficace

Il dolore cronicizzato ha caratteristiche differenti da quello acuto e non ne è la sua semplice prosecuzione nel tempo. In tali condizioni, oltre alla fonte localizzata del dolore, i processi neuropsicologici correlati ad alterazioni nell’attività cerebrale assumono un peso sostanziale. Inoltre, chi soffre di dolore cronico tende ad avere ritmi delle onde cerebrali differenti rispetto a chi non ne soffre, così come le connessioni tra le diverse aree possono essere profondamente alterate rispetto alla normalità.

Il Neurofeedback consente di impare ad auto-regolare la propria attività cerebrale.

Questa metodica, basata sulle onde cerebrali, sfrutta le associazioni tra l’attivazione di specifiche bande di frequenza in determinate aree della corteccia cerebrale con lo stato psicologico della persona. Le onde cerebrali possono perciò fungere da guida e da marcatore di quale direzione sta prendendo l’esperienza soggettiva ed il funzionamento cerebrale, che, come già sopra accennato, svolgono un ruolo chiave nella percezione ed elaborazione degli stimoli dolorosi.

Ne consegue che attraverso il training in Neurofeedback è possibile migliorare l’intensità e la frequenza dei dolori, così come intervenire positivamente anche in caso di spossatezza, qualità del sonno, umore ed interferenze nello svolgimento delle attività giornaliere o nelle occasioni sociali. La persona diventa in grado di poter raggiungere al bisogno lo stato psicofisico ottimale per la gestione del dolore, oltre a migliorare il proprio senso di controllo e di integrità nel proprio corpo.

I processi coinvolti nella cronicizzazione del dolore

Le credenze della persona in merito al dolore, oppure la sua risposta emotiva al dolore stesso, così le ricadute dal punto di vista del sonno e delle occasioni sociali possono aggravare o mantenere il dolore persistente. Una condizione di stress, disagio, isolamento sociale o di sofferenza psichica aumenta sia il rischio di sviluppare disturbi su base dolorosa (es. fibromialgia, cefalea) che la loro probabilità di cronicizzazione dopo la fase iniziale. Pertanto, accanto alle cure classiche per il dolore fisico, è altrettanto importante affrontare come la persona si rapporta e reagisce al dolore dal punto di vista dei pensieri, delle emozioni e dei comportamenti messi in atto giorno dopo giorno.

Preoccupazioni, apprensioni ansiose ed una continua focalizzazione sui sintomi ne amplificano la percezione, oltre a ripercuotersi negativamente sul sonno e sulla qualità di vita generale. Tutto ciò trova un riscontro anche a livello neurologico portando ad un’iper-attivazione di alcune aree come per esempio la corteccia cingolata e prefrontale. Durante le sedute di Neurofeedback è possibile pertanto agire sui processi neuropsicologici e del sistema nervoso autonomo, implicati nel dolore, attraverso i consigli, i compiti e le pratiche dello specialista al fine di sviluppare una maggiore autoconsapevolezza di sé e dei propri aspetti emotivi (es. ansia, disperazione), cognitivi (es. rimuginio, aspettative), comportamentali, sociali (es. solitudine) e per dirigere in una nuova direzione i processi implicati nel dolore attivando parallelamente i sistemi naturali di modulazione del dolore stesso. In sintesi attraverso il percorso di Neurofeedback la persona acquisisce l’abilità di cambiare l’attività della corteccia cerebrale deputata all’elaborazione dell’esperienza dolorosa.

Per maggiori informazioni o appuntamenti contatta la segreteria del Centro di Medicina Biologica. Saremo lieti di ascoltare la Tua richiesta.

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