Il termine dolore cronico si riferisce ad un dolore che persiste nel tempo ben al di là delle normali tempistiche di guarigione, oppure che si verifica pur in assenza di chiare lesioni ai tessuti. Si differenzia pertanto dal dolore in fase acuta non solo per la non risoluzione dell’esperienza dolorante, ma anche per i complessi meccanismi coinvolti. In questo articolo passeremo in rassegna le ultime scoperte nel campo del dolore cronico e su come il Centro di Medicina Biologica affronta queste diffuse problematiche di salute.

Dolore: definizione e caratteristiche

L’International Association for the Study of Pain (IASP) definisce il dolore come “una spiacevole esperienza sensoriale ed emotiva associata a un danno tissutale vero o potenziale, o quantomeno descritta nei termini di tale danno”. Il dolore ad ogni modo svolge in fase acuta una funzione protettiva e di difesa, in quanto permette l’allontanamento dal pericolo ed obbliga a porre maggiore attenzione all’area lesa favorendone la guarigione.

Generalmente il dolore viene classificato come acuto se dura meno quattro o sei settimane, sub-acuto da uno a tre mesi ed infine cronico se perdura oltre il quarto mese. Inoltre, esistono diverse tipologie di dolore come per esempio il dolore di breve durata, quello negli intervalli tra le terapie analgesiche, il dolore persistente e diffuso così come forme di dolore improvviso ed intenso, più o meno legate ad un determinato movimento o postura. Senza dimenticare che esiste anche il dolore neuropatico bruciante e solitamente associato all’intorpidimento della zona dolorante, ed il dolore a carattere infiammatorio, che può essere ben localizzabile oppure viscerale e profondo.

Il dolore cronico rappresenta purtroppo il comune denominatore di numerose patologie tra cui:

La complessità del dolore

Scendendo un po’ più in dettaglio il dolore ha sia una componente fisica (es. lesioni, infiammazione) che una soggettiva. Ciò non vuol dire che il dolore non esista, sia immaginario o “nella testa” delle persone. Significa invece che il dolore è frutto di un’interazione complessa tra ciò che accade nella sede periferica dolorosa, la ricezione, la conduzione degli stimoli e la loro elaborazione centrale nell’esperienza vera e propria del dolore. Per quanto riguarda infatti il dolore cronico è ben noto che non esiste una relazione semplice e diretta tra l’entità del danno fisico e la percezione del dolore cronico. In alcune persone un lieve danno organico può comportare un dolore molto intenso, mentre in altre una lesione grande potrebbe addirittura passare inosservata.

Il dolore cronico è una risposta iper-difensiva di fronte a stimoli di per sé innocui.

Il dolore può avere alle spalle diversi fattori di rischio come per esempio forme di suscettibilità genetica, la presenza di altre malattie (es. autoimmuni, tumorali), il fumo, l’obesità, la sedentarietà e le problematiche psicologiche. Inoltre, le donne tendono ad essere maggiormente sensibili al dolore rispetto agli uomini e ciò potrebbe essere legato, almeno in parte, alle differenze ormonali.

Gli effetti dell’infiammazione

Nel dolore cronico si assiste alla cosiddetta sensibilizzazione centrale, cioè ad alterazioni della trasmissione e della modulazione del segnale periferico da parte del sistema nervoso centrale (midollo spinale e cervello). Accade perciò che un semplice stimolo doloroso viene sentito in modo più intenso, diffuso e duraturo, mentre uno stimolo innocuo viene recepito al pari del dolore. In queste condizioni qualunque stimolo potrebbe generare dolore. Ecco il problema alla base del dolore cronicizzato.

La produzione del dolore fa sì che l’organismo produca sempre più dolore e si sensibilizzi.

Le fibre nervose possono essere attivate da un ampio numero di sostanze dolorifiche come per esempio il potassio, l’acetilcolina, il neurotrasmettitore serotonina, le prostaglandine, la sostanza P, l’istamina ed i fattori pro-infiammatori. Ad ogni modo, escludendo le patologie definite e causa di danni ai tessuti (es. artrite, osteoporosi), il dolore cronico non è sempre associato a chiari segni infiammatori locali (rossore, gonfiore, calore) e molto spesso la radiografia non individua una specifica causa di dolore. Per questi motivi riteniamo importante sottolineare che il dolore persistente è frutto dell’interazione tra gli stimoli periferici, l’attivazione immunitaria, i mediatori infiammatori e l’elaborazione neuronale.

Neuroinfiammazione: che cos’è?

In molti casi il dolore prende avvio dalla zona periferica in cui i neuroni qui presenti vengono attivati dai mediatori infiammatori rilasciati dopo il danno (es. lesione, infezione, autoimmunità). Successivamente questi segnali vengono trasferiti dal sistema nervoso periferico a quello centrale attraverso il midollo spinale. Pertanto l’aspetto infiammatorio rappresenta un fattore certamente coinvolto nei disturbi algici e può riguardare la sede locale dolorante e/o le vie di trasmissione e di elaborazione del segnale.

L’infiammazione del sistema nervoso prende il nome di neuro-infiammazione ed è uno degli elementi più importanti nel dolore cronico a causa del rilascio di mediatori infiammatori dovuta a flogosi incontrollata e/o danni all’interno dei nervi o in generale del sistema nervoso. Ciò è alla base del fatto che frequentemente il dolore non si limita alle sole aree danneggiate, come è possibile talvolta constatare nel caso dell’artrite reumatoide o del colon irritabile. Per di più la neuro-infiammazione provoca effetti cerebrali tra cui un’alterazione dei normali livelli di neurotrasmettitori, il che è alla base dell’impatto del dolore persistente sul tono dell’umore e sulla voglia di solitudine.

Gli aspetti immunitari, infiammatori, nervosi ed ormonali interagiscono continuamente.

Nel dolore cronico si assiste ad un rimodellamento delle strutture e delle funzioni cerebrali coinvolte nell’elaborazione e nell’esperienza del dolore stesso. Più precisamente il dolore cronico non può essere considerato una patologia neurologica, ma è il frutto di un’alterazione del normale processamento del dolore. Alterazione che riguarda anche il sistema nervoso autonomo, che è una parte del più generale sistema nervoso e che regola numerosi meccanismi biologici. In special modo un disequilibrio della sua attività è coinvolto nell’esacerbazione e nel mantenimento dei sintomi della fibromialgia, dell’artrite reumatoide, del colon irritabile e dell’emicrania. Per fortuna questi cambiamenti neuroplastici sono reversibili e possono essere affrontati tramite cure adeguate insieme ad uno specialista.

Cembio per la gestione del dolore cronico

Il Centro di Medicina Biologica si occupa dei disturbi caratterizzati da dolori cronici tramite percorsi terapeutici dedicati. I nostri trattamenti e le nostre cure non si limitano soltanto ad agire in senso anti-dolorifico ed anti-infiammatorio come i trattamenti classici, bensì agiscono sui processi alla base della perpetuazione del disturbo. Come accennato sopra questi meccanismi sono altamente complessi, interdipendenti e riguardano aspetti sia immunologici, sia infiammatori che nervosi. In particolare spiccano per importanza i concetti di stato pro-infiammatorio, neuro-infiammazione, alterazione del sistema nervoso autonomo e dell’elaborazione psicofisica dell’esperienza dolorosa.

I nostri trattamenti si pongono lo scopo di agire sull’infiammazione non solo locale, ma anche sistemica, oltre ad agire positivamente sulla modulazione immunitaria, sull’equilibrio neuro-endocrino e sugli aspetti legati allo stress ed al disagio emotivo. Infine, accompagniamo le nostre terapie con test innovativi per la valutazione della salute cellulare e del funzionamento fisiologico tra cui per esempio l’analisi dei mediatori pro-infiammatori, il bilanciamento del sistema nervoso autonomo ed il profilo ormonale.

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Bibliografia essenziale:

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  • Gatchel RJ, et al. Interdisciplinary chronic pain management: past, present, and future. Am Psychol. 2014 Feb-Mar;69(2):119-30;
  • Nijs J, et al. Treatment of central sensitization in patients with chronic pain: time for change? Expert Opin Pharmacother. 2019 Nov;20(16):1961-1970;
  • Mansour AR, et al. Chronic pain: the role of learning and brain plasticity. Restor Neurol Neurosci. 2014;32(1):129-39.
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