Il mindful eating vuol dire portare la consapevolezza al mangiare ed a tutti gli aspetti correlati. Rappresenta un nuovo modo di approcciarsi al cibo ritrovando il proprio equilibrio.

L’alimentazione è un processo biologico e culturale altamente complesso e fondamentale per la sopravvivenza. Il corpo dispone di meccanismi sofisticati atti a regolare in modo intelligente la ricerca di cibo scatenando la sensazione di fame e di sete oppure i segnali di soddisfazione e pienezza ogniqualvolta le cellule si sono rifornite del necessario in quel momento. Tuttavia questi processi e meccanismi sono stati completamente stravolti in età moderna dalla trasformazione industriale del cibo, dalla sua disponibilità in ogni luogo ed orario e dalla sedentarietà fisica. Non sono cambiati soltanto gli alimenti, ma anche la nostra relazione con essi. Spesso mangiare racchiude un gesto scontato, ma non è sempre così.

È ben evidente che uno degli ambiti sicuramente più coinvolti nell’inconsapevolezza, dipendenza ed illusione è l’alimentazione. 

L’atto del mangiare richiede decisioni e scelte deliberate per ottenere e preparare gli alimenti da mettere nelle nostre tavole. Ma l’approccio al cibo è caratterizzato da una profonda mancanza di consapevolezza ed è spesso investito da numerosi aspetti emotivi, che alterano, a volte profondamente, una delle funzioni biologiche più fondamentali alla vita. Questo stato di inconsapevolezza incide negativamente sul benessere personale e sulla relazionalità con l’alimentazione. I cambiamenti sociali ed industriali avvenuti nell’ultimo secolo hanno messo sempre più in difficoltà il già fragile equilibrio tra noi ed il cibo. L’incapacità di vivere davvero nel momento presente lascia spazio a preoccupazioni per il futuro ed alle mancanze del passato. Tutto ciò a spese del momento attuale. Del qui e ora.

Imparare ad essere presenti mentre si mangia.

Tutto ciò può essere affrontato a fondo grazie alla mindfulness, una pratica di consapevolezza che prende spunto dalla tradizione meditativa buddista. Per definizione la mindfulness significa porre deliberatamente l’attenzione ed essere pienamente coscienti di ciò che succede dentro di noi e fuori di noi. La pratica della minduflness ha come sfondo necessario l’attenzione e la consapevolezza. Da ciò ne nasce un nuovo atteggiamento di relazionalità e di presa di coscienza rispetto ad ogni istante, anche nei confronti di ambiti apparentemente estranei alla meditazione come il cibo. In verità tutto può essere oggetto di meditazione. E il cibo non è escluso quando lo si affronta con la dovuta consapevolezza e si è aperti alla sua esperienza.

Da qui nasce l’utilità e la validità del mindful eating, in quanto non è possibile imparare a modificare il rapporto con il cibo se non si è davvero centrati e presenti a sé stessi.  Acquisendo questa pratica si diventa consapevoli e testimoni delle sensazioni, dei pensieri e delle emozioni che in un modo o nell’altro ci coinvolgono quando abbiamo a che fare con il cibo.

Assumersi la responsabilità di cambiare il proprio rapporto con il cibo.

Le distrazioni, le preoccupazioni e l’ansia esercitano un danno notevole a come ci relazioni con il nostro corpo, con la mente e con il cibo aumentando il rischio di incorrere in forme di dipendenza e di sofferenza.  La mindfulness permette di ritagliarsi uno spazio personale senza i giudizi, le critiche ed il senso di colpa, che generalmente insorgono quando siamo a tavola. Prendersi questo spazio per sé coltivando la consapevolezza si traduce in una nuova libertà interrompendo i condizionamenti e le abitudini che abbiamo sviluppato nei confronti del cibo. Inoltre la mindfulness riallaccia i contatti con la nostra naturale saggezza del corpo imparando ad ascoltarne i segnali ed i messaggi.  Come per esempio avviene quando si è in grado di riconoscere i diversi tipi di fame e di gestirli in direzione della propria salute non solo fisica, ma anche emotiva.

Il mindful eating migliora il rapporto tra il nostro corpo ed il cibo che lo nutre portando anche una maggiore piacevolezza nel mangiare. Immergersi nell’esperienza del gusto, dell’olfatto, della vista, del tatto, dello stomaco, del cuore e dei pensieri provoca una vera e propria riscoperta del piacere durante il pasto trasformando la noia, l’irrequietezza, la frustrazione ed i sensi di colpa in aspetti più positivi e gratificanti. Si scopre il piacere che proviene dal cibo tenendo a freno il senso di resistenza ostinata, di volontà severa e di disagio. Tutto ciò al fine di ridare un giusto spazio al cibo ed a tutte le occasioni sociali che ruotano attorno alla sua preparazione e condivisione.

Il mindful eating è rivolto a chi desidera davvero migliorare il proprio rapporto con il cibo.

Il mindful eating è indicata non solo per chi ha intenzione di perdere peso o fa fatica a perderlo, ma anche semplicemente a coloro che hanno una relazione complicata come per esempio nella fame nervosa e nella compulsività. In aggiunta è utile anche in coloro che soffrono di diabete, gonfiore addominale, colon irritabile, gastrite e reflusso gastro-esofageo. Riprendere il contatto con il proprio corpo e con i suoi bisogni e segnali, infatti, permette di imparare a percepire le sensazioni prima dell’avvento dei sintomi conclamati (es. bruciore gastrico, ipoglicemia). In ogni caso la mindfulness insegna a stare nel momento presente senza la necessità o l’obbligo di essere diversi o di perdere per forza peso.

Sotto la supervisione di uno specialista è possibile apprendere la pratica della mindfulness al fine di recuperare l’equilibrio con sé stessi e di favorire il benessere psicofisico. Lo sviluppo della capacità di consapevolezza coltiva la saggezza e consente di far fronte all’insoddisfazione collega al cibo, all’aspetto fisico ed all’immagine esteriore. L’obiettivo è di apportare un vento di maggiore consapevolezza all’intero processo del mangiare al fine di riappropriarsi di una nuova libertà personale per far fronte alle ossessioni, alle abitudini negative ed alle dipendenze che alterano la relazione tra noi ed il cibo apportatore di vita.

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