Mangiare poco, si sa, fa bene per la salute e per prevenire le malattie. Questo vale anche per i tumori? Andiamo a scoprirlo…

Con il termine restrizione calorica si intende un intervento nutrizionale che si basa sull’apporto di un quantitativo di calorie inferiore rispetto al proprio consumo energetico. Questo stile alimentare è stato oggetto di numerosi studi che ne hanno confermato gli effetti benefici sulla salute sia negli animali che nell’essere umano. In particolare gli esperimento pre-clinici fatti sui mammiferi hanno dimostrato che la restrizione calorica migliora i fattori di rischio ed il profilo metabolico, estende la durata della vita posticipando l’insorgenza delle malattie cronico degenerative quali i tumori (fino al 75% in meno), il diabete di tipo II, le malattie cardiovascolari e neurodegenerative.

E’ stato dimostrato che la restrizione calorica stimola i meccanismi di promozione della salute diminuendo l’adiposità, migliorando la regolazione degli zuccheri mediata dall’insulina e abbassando la concentrazione di leptina, e dei fattori di crescita, oltre a ridurre l’angiogenesi (cioè la formazione di nuovi vasi sanguigni) e l’infiammazione. Ciò sembra esercitare notevoli ripercussioni in ambito oncologico.

L’alimentazione può  incidere sui meccanismi metabolici e cellulari coinvolti nello sviluppo dei tumori.

La restrizione calorica abbassa i livelli di glicemia e dei fattori di crescita come IGF-1, che è utilizzato dalle cellule per indirizzare i loro processi molecolari verso la proliferazione e la crescita cellulare. Come già accennato le evidenze scientifiche suggeriscono anche che la restrizione calorica riduca l’infiammazione, la quale sua volta è coinvolta nella crescita e sopravvivenza delle cellule neoplastiche. In aggiunta riduce anche l’espressione delle molecole pro-angiogenetiche, che inducono la crescita di nuovi vasi sanguigni utili per apportare tutti i fattori necessari per la crescita della neoplasia.

Recentemente l’attenzione scientifica si è focalizzata sulla potenzialità del digiuno come terapia di supporto oncologica in combinazione alle terapie tradizionali. Da questi studi risulta che il digiuno sembra innescare reazioni differenti alla terapia adiuvante nelle cellule normali ed in quelle tumorali. Le prime risultano più protette dalla tossicità, mentre le seconde rimangono vulnerabili alla chemioterapia ed alla radioterapia. Sebbene la maggior parte degli esperimenti siano stati fatti ancora sui modelli animali, ci sono le prime evidenze secondo cui un’alimentazione basata su modelli di restrizione calorica migliori gli indici metabolici ed infiammatori associati al cancro anche negli umani. Per di più sembra incrementare la sorveglianza immunitaria e la protezione delle cellule di difesa durante le terapie.

Come abbiamo scritto in un altro articolo, uno stile alimentare chetogenico, cioè che utilizza i grassi come prevalente fonte di energia, imita gli effetti metabolici ed anti-infiammatori della restrizione calorica. Si aggiunga che alcuni studi pre-clinici suggeriscono un suo possibile utilizzo per rallentare la crescita tumorale, migliorare la risposta alle terapie adiuvanti e prevenire alcuni effetti collaterali. Pertanto non si nasconde che, osservando gli effetti benefici del digiuno o della chetosi sugli eventi avversi e sull’efficacia delle terapie nei modelli animali, crescono sempre di più le aspettative in ambito clinico. Restiamo in attesa di altre buone notizie.

Infine è importante sottolineare che gli stili alimentari che si basano sulla restrizione calorica o sulla chetosi devono essere valutati e monitorati da un professionista qualificato, in quanto sussistono controindicazioni non trascurabili, è necessario valutarne l’applicabilità e monitorare gli effetti indesiderati legati alla sarcopenia, osteopenia, cachessia ed immuno-deficienza.

Bibliografia essenziale:

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