In chi pratica sport di alto livello il ferro è un micronutriente particolarmente importante, ma che se non ‘calibrato’ bene si può ripercuotere negativamente sul livello di prestazione sportiva e su possibili effetti indesiderati come per esempio a livello gastrointestinale. I fabbisogni di ferro dipendono da diversi aspetti correlati non soltanto all’alimentazione, ma anche alla tipologia di esercizio, dalla presenza di eventuali altri disturbi di salute e persino all’influenza del DNA. Scopri di più in questo articolo del Cembio.

Le funzioni del ferro

Il ferro è un micronutriente che riveste quindi un ruolo chiave nel trasporto e nell’immagazzinamento dell’ossigeno, oltre ad intervenire in diversi enzimi importanti all’interno delle cellule. Sebbene il ferro sia implicato in differenti vie metaboliche risulta essenziale il bilanciamento dei suoi livelli nel sangue. Ciò è dovuto al fatto che il ferro agisce sia come un nutriente essenziale che come un potenziale elemento tossico, in grado di provocare ripercussioni negative sullo stress ossidativo e sul funzionamento fisiologico.

Negli sportivi il rischio di insorgenza di anemie da carenza di ferro è abbastanza comune a causa di:

  • Produzione elevata di globuli rossi;
  • Sanguinamenti gastrointestinali;
  • Danneggiamento delle cellule del sangue;
  • Infiammazione indotta dall’esercizio;
  • Uso di farmaci anti-infiammatori non steroidei.

Ne deriva che la carenza di ferro da anemia può compromettere le prestazioni, andando ad inficiare i meccanismi alla base del trasporto dell’ossigeno. In merito i sintomi principali di anemia sono:

  • Spossatezza;
  • Fatica nel completare gli allenamenti;
  • Mancanza di respiro;
  • Palpitazioni.

Genetica: il ferro nello sport di alto livello

Oltre agli aspetti nutrizionali ed alle interazioni del ferro con altri integratori o farmaci le ultime scoperte nel campo della genetica hanno messo in luce che l’assorbimento, il trasporto e la distribuzione del ferro sono influenzati anche da variazioni genetiche, in primis i cosiddetti polimorfismi genetici che sono delle piccole variazioni sulla sequenza del DNA.

La genetica consente di valutare i fattori di suscettibilità e quelli protettivi.

Sulla base di questi studi esistono polimorfismi genetici in grado di influenzare i fabbisogni individuali e la distribuzione del ferro all’interno dell’organismo. Come per esempio avviene in merito al gene HFE, che è responsabile della produzione di fattore fondamentale nella regolazione dell’assorbimento intestinale del ferro. Chi è portatore di alcune variazioni genetiche, per quanto poco comuni, è a maggior rischio di andare incontro ad un maggior accumulo di ferro e di sviluppare eventualmente la malattia detta emocromatosi, in cui i tessuti sono particolarmente sovraccarichi di ferro.

In merito, negli atleti essere portati di questi polimorfismi genetici sul gene HFE sembra suggerire un vantaggio genetico, dal punto di vista sportivo, soprattutto per alcune discipline, in cui si richiede una grande capacità di trasferimento di ossigeno o di alte prestazioni nutrizionali, in cui livelli di ferro nella fascia alta di normalità potrebbero costituire un significativo vantaggio genetico. A sostegno di questa teoria ci sono diversi studi che associano variazioni del gene HFE più comuni negli atleti d’élite rispetto alla popolazione in generale.

Una mancata regolazione del ferro può alterare i normali processi biologici.

In aggiunta gli sportivi portatori di questa variante possono avere livelli più alti dei marcatori collegati all’accumulo di ferro e potrebbero essere maggiormente predisposti ad una maggiore efficienza sportiva persino con livelli di ferro tendenzialmente più elevati rispetto alla media. Viceversa, per coloro che non hanno queste caratteristiche genetiche una supplementazione di ferro potrebbe risultare assolutamente inefficace o addirittura controproducente sia per la salute che la performance in gara.

Inoltre, esistono altri geni che possono influenzare i livelli individuali di emoglobina e di altri trasportatori del ferro, che possono richiedere una maggiore attenzione sulla necessità e sui reali fabbisogni dell’organismo.

I consigli del Cembio

Il ferro nell’organismo deve seguire un corretto bilanciamento e non essere né troppo poco né troppo alto. Benché il consumo “fai da te” di integratori contenenti ferro sia molto diffuso tra gli atleti, un numero crescente di evidenze mettono in guardia contro un rischio concreto di abuso eccessivo e controproducente. Oppure, talvolta si assiste a carenze di ferro ‘nascoste’, soprattutto nel caso di donne e/o di vegetarianesimo.

Gli specialisti del Centro di Medicina Biologica hanno fatto propria la sfida di costruire strategie nutrizionali ad hoc per il singolo atleta che desideri veder migliorare le proprie prestazioni sia durante gli allenamenti che durante le gare. Per raggiungere quest’obiettivo occorre una valutazione specialistica, che approfondisca i fabbisogni individuali (e non standard) e gli eventuali fattori di rischio potenzialmente in grado di ostacolare una buona performance. Accanto agli esami ed ai marcatori biochimici presso il nostro Centro effettuiamo anche test genetici al fine di valutare se e come il patrimonio genetico influenzi la suscettibilità alle carenze nutrizionali qualora le esigenze legate alla nutrizione ed all’allenamento richiedano la migliore precisione possibile.

Se vuoi saperne di più contatta la nostra segreteria.

Riferimento bibliografici principali:

  • Sim M, Garvican-Lewis LA, Cox GR, Govus A, McKay AKA, Stellingwerff T, Peeling P. Iron considerations for the athlete: a narrative review. Eur J Appl Physiol. 2019 Jul;119(7):1463-1478;
  • Marcum JA. Nutrigenetics/Nutrigenomics, Personalized Nutrition, and Precision Healthcare. Curr Nutr Rep. 2020 Dec;9(4):338-345;
  • Guest NS, Horne J, Vanderhout SM, El-Sohemy A. Sport Nutrigenomics: Personalized Nutrition for Athletic Performance. Front Nutr. 2019 Feb 19;6:8.
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