Il fegato e la tiroide sono due organi fondamentali per il buon funzionamento dell’organismo e per il benessere psicofisico. Nonostante all’apparenza regolino processi distanti tra loro, il fegato e la tiroide hanno in verità numerosi punti di collegamento. In questo articolo scopriremo quali relazioni li uniscono soffermandoci sugli effetti reciproci tra i disturbi epatici e tiroidei.

Tiroide ed ormoni tiroidei

Il sistema ormonale è composto da un insieme di organi endocrini, che sono in grado di sintetizzare e rilasciare ormoni. A causa della loro notevole interconnessione uno sbilanciamento ormonale si può ripercuotere sugli altri ormoni o sul funzionamento di determinati organi. In particolare esiste una forte relazione tra l’apparato endocrino ed il fegato.

La tiroide è una ghiandola endocrina che secerne due ormoni: la triiodotironina (T3) e la tetraiodotironina (T4). Questi ormoni svolgono un ruolo essenziale nella regolazione dei processi biologici durante la crescita, lo sviluppo ed il metabolismo. Dal punto di vista fisiologico l’ipotalamo è responsabile della produzione del neuro-ormone TSH nell’ipofisi, la quale a sua volta promuove la produzione tiroidea di T4 e della sua forma attiva T3.

È importante sottolineare che la maggior parte della produzione di T3 non deriva dalla sua sintesi tiroidea, bensì dalla conversione del T4 ad opera di enzimi importanti, detti deiodinasi. Una parte di questi sono concentrati in vari organi, tra cui il fegato, ed a seconda della loro forma possono sia attivare che disattivare gli ormoni tiroidei.

Ipotiroidismo: che cos’è?

L’ipotiroidismo ha alle spalle una disfunzione dell’attività tiroidea, soprattutto per cause autoimmunitarie o per carenza di iodio. Questa patologia è caratterizzata da un aumento dei livelli di TSH mentre il T4 può essere normale o basso.  I sintomi ed i segni principali includono:

  • Secchezza cutanea;
  • Aumento di peso inspiegabile;
  • Difficoltà a mantenere la concentrazione;
  • Sensazione di freddo alle estremità;
  • Stanchezza fin dal mattino;
  • Cambiamenti del tono della voce;
  • Alterazione dei grassi nel sangue.

Il ruolo del fegato

Le principali cellule del fegato prendono il nome di epatociti, che sono deputati ad innumerevoli funzioni tra cui la produzione di numerose proteine, il metabolismo dei nutrienti, la regolazione del ferro, i processi di detossificazione, la conversione degli ormoni e la sintesi della bile. In aggiunta nel fegato sono presenti altri tipi di cellule tra cui quelle coinvolte nelle difese immunitarie e nelle risposte infiammatorie.

Il fegato ha un ruolo importante nell’equilibrio ormonale complessivo, in quanto è responsabile della trasformazione non soltanto delle tossine endogene ed ambientali, ma anche di numerosi ormoni, dei quali è anche produttore delle proteine di trasporto nel sangue.

Disturbi e malattie epatiche

La fibrosi e la cirrosi epatiche sono caratterizzate dal danneggiamento persistente del fegato portando ad infiammazione ed alterazioni dei tessuti organici. Ne consegue che il fegato va incontro ad una progressiva perdita delle sue funzioni fondamentali. In particolare la fibrosi è una conseguenza del danno epatico da parte di vari fattori nocivi come per esempio una ferita meccanica, l’abuso di alcool e/o l’infezione da parte di agenti patogeni (es. virus, batteri). Altri aspetti tipici sono la presenza di stress ossidativo con danneggiamento dei grassi cellulari, l’attivazione del sistema immunitario e l’alterazione degli enzimi coinvolti nel metabolismo degli ormoni tiroidei con una minore produzione di T3.

Altre problematiche sono la steatosi epatica, di origine alcolica o meno. La steatosi epatica non alcolica ha un’incidenza globale del 30% ed è strettamente associata alla sindrome metabolica, al diabete, alla dislipidemia ed alle malattie coronariche. Per definizione la steatosi epatica è caratterizzata da un accumulo eccessivo di grassi nelle cellule epatiche (fegato grasso), una condizione che potrebbe peggiorare nel corso del tempo fino a progredire a forme infiammatorie più avanzate (steatoepatite), fibrosi e cirrosi epatica. Inoltre, le persone con la steatosi epatica sono anche a maggior rischio di carcinoma epatico. In generale si assiste ad un’alterazione del profilo ematico dei grassi con un aumento del colesterolo totale, LDL e dei trigliceridi. In aggiunta la steatosi epatica è attivamente coinvolta nella resistenza insulinica, nella sindrome metabolica e nel diabete.

Fegato e tiroide

Attraverso lo scambio di segnali importanti il fegato e la tiroide lavorano insieme al fine di mantenere i processi fisiologici nella normalità. Da un lato la funzionalità epatica dipende da un’adeguata produzione degli ormoni tiroidei e, dall’altra, eventuali disturbi o patologie epatiche si possono ripercuotere negativamente sulla produzione tiroidea.

Il fegato è uno dei bersagli più importanti degli ormoni tiroidei, i quali sono deputati alla regolazione del metabolismo dei grassi, dispendio energetico e dell’azione dell’insulina. In particolare, gli ormoni tiroidei influenzano i livelli di acidi grassi e del colesterolo (es. VLDL e LDL), oltre a promuovere la conversione delle molecole di colesterolo in acidi biliari, i quali vengono poi escreti nel tratto intestinale. Persino l’ormone TSH ha effetti diretti a livello epatico, tra cui la stimolazione della sintesi dei grassi.

I livelli ormonali sono influenzati sia dalla loro produzione sia dal loro rilascio che dalle loro conversioni metaboliche.

In generale sembra che in una condizione di ipotiroidismo il fegato sia particolarmente resistente all’azione degli ormoni tiroidei. Uno scarso funzionamento epatico è responsabile di una conversione insufficiente dell’ormone T3, che può portare nel corso del tempo a manifestare sintomi clinici da deficit tiroideo.

Quando c’è un danno epatico viene indotta anche l’iper-attivazione di un enzima importante, detto deiodinasi 3, il quale inattiva sia T3 che T4, mentre al contempo aumenta la loro conversione nella forma reverse (rT3). In aggiunta vi sono anche alcune evidenze in merito al collegamento tra epatite da infezione virale ed ipotiroidismo con un aumento degli auto-anticorpi tiroidei.

Steatosi ed infiammazione epatica

Numerose evidenze mostrano un’associazione tra la steatosi epatica e le disfunzioni tiroidee, soprattutto in un quadro di ipotiroidismo sottosoglia e non diagnosticamente conclamato. Si stima in merito che circa il 15-35% delle persone con steatosi abbiano una problematica a carico della tiroide. In caso di ipotiroidismo avviene generalmente un aumento dei livelli di trigliceridi, del colesterolo LDL e HDL, mentre avviene il contrario nell’ipertiroidismo. Ricordiamo che un eccesso di trigliceridi rappresenta un fattore di rischio per l’aterosclerosi, anche indipendentemente dai livelli di colesterolo.

L’ipotiroidismo non solo correla con un maggior rischio di obesità, diabete di tipo 2 ed alcuni tumori, ma è riscontrabile in circa 2-3 persone su dieci con steatosi epatica. Quando la tiroide non funziona appieno si assiste ad un deposito eccessivo dei trigliceridi, ad una minore escrezione di colesterolo ed un maggior rischio di sviluppare calcoli alla cistifellea. Ci può essere anche un’elevazione delle transaminasi epatiche. Persino in caso di ipertiroidismo si assiste frequentemente ad un incremento dei parametri epatici come risposta all’incremento della domanda metabolica.

In caso di fegato grasso ed infiammato i livelli di T3 calano, mentre aumenta la forma inattiva rT3. Inoltre chi soffre di steatosi ed infiammazione epatica ha un maggior rischio di sviluppare in futuro ipotiroidismo e viceversa.

Le raccomandazioni del Cembio

Come descritto prima i disturbi e le malattie di ambito tiroideo ed epatico mostrano un forte collegamento reciproco e che merita di essere tenuto sempre in considerazione al pari di un vero e proprio asse fisiologico. Perché sia il fegato influenza l’attività tiroidea sia la tiroide è in grado di incidere sul funzionamento epatico. Per questi motivi noi del Centro di Medicina Biologica riteniamo che un qualsiasi disturbo o malattia non vada affrontata secondo una prospettiva limitata al solo organo in questione, bensì in modo più ampio sulla base delle numerose interconnessioni tra i vari aspetti dell’organismo e della persona. Ne consegue che il nostro approccio terapeutico non si sofferma solo sui sintomi manifesti, ma anche sui fattori soggiacenti il disturbo stesso. In particolare nel caso di problemi alla tiroide o al fegato crediamo che sia fondamentale valutare ed eventualmente intervenire tramite terapie specifiche sugli aspetti correlati di natura ormonale, metabolica, infettiva, autoimmune e/o infiammatoria.

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