Un eccesso di peso e l’obesità determinano un peggioramento della qualità di vita e contribuiscono ad aumentare i rischi per la salute. I meccanismi sottesi sono molteplici, complessi e, secondo le ultime ricerche, riguardano anche il ruolo svolto dalle tossine e dalla tossicità accumulata nel corpo. Ma andiamo al punto.

Obesità e salute

L’obesità rappresenta uno dei principali problemi sanitari a livello mondiale e ciò non riguarda solo nei paesi più industrializzati, ma si assiste ad una tendenza crescente anche nei paesi in via di sviluppo. Benché i processi che collegano l’eccesso adiposo ai rischi per la salute non siano ancora perfettamente compresi, è ormai chiaro che l’infiammazione e lo stress ossidativo, cioè uno squilibri tra i radicali liberi e le capacità antiossidanti, hanno un ruolo rilevante. Gli studi confermano che l’obesità è caratterizzata da un’infiammazione di basso grado, cioè da un moderato aumento dei marcatori infiammatori. Il persistente status infiammatorio riscontrato nell’obesità provoca di conseguenza un aumento del rischio di sindrome metabolica, malattie cardiovascolari e del diabete.

Il corpo contiene una miscela di inquinanti, che vengono acquisiti dall’ambiente.

Ma questo non è tutto. Fino a non molto tempo fa si riteneva che l’infiammazione e la secrezione di fattori pro-infiammatori dal grasso addominale rappresentassero il principale fattore chiave del rischio metabolico e cardiovascolare. Ma nuove scoperte suggeriscono che a tutto ciò bisogna aggiungere il contribuito delle tossine immagazzinate nell’organismo. In merito, le tossine prodotte dal microbiota sono responsabili, almeno in parte, dello stato infiammatorio silente presente nell’obesità rispetto a chi ha un peso salutare.  In sintesi le tossine derivanti dal microbiota intestinale sono i nuovi fattori di cui bisogna tenere conto per dare una spiegazione degli squilibri metabolici nell’obesità (e non solo). Vediamo di che cosa si tratta.

Il microbiota

L’insieme delle comunità microbiche che risiedono naturalmente nel nostro intestino prende il nome di microbiota intestinale ed è composto da batteri, virus e funghi. Può essere considerato come un “organo microbico”, che intrattiene con l’organismo un flusso continuo di funzioni e processi. È composto da un numero di microrganismi superiori al numero delle nostre cellule, con le quali intrattengono un rapporto di simbiosi. Dal punto di vista batterico nel colon esistono circa 1000 specie diverse e si raggiunge una concentrazione di 1012 batteri per grammo.

Il microbioma intestinale ha un’influenza notevole nel campo della salute (e della malattia). In particolare le funzioni del microbiota comprendono:

  • Modulazione del sistema immunitario;
  • Sintesi di alcuni micronutrienti come le vitamine B1, B2, B6 e K;
  • Digestione di componenti alimentari come zuccheri, grassi e cellulosa;
  • Protezione dall’invasione di agenti patogeni;
  • Rifornimento di energia dell’epitelio intestinale;
  • Regolazione della permeabilità e dell’assorbimento intestinale;
  • Detossificazione da xenobiotici come gli inquinanti.

Il microbiota fa da tramite tra l’alimentazione, le tossine, il metabolismo e l’infiammazione.

Quando si interrompe la relazione di simbiosi tra l’organismo ed i microrganismi commensali nell’intestino, come avviene per esempio nella disbiosi, si incorre in un maggior rischio per le condizioni di salute. È stato osservato che i cambiamenti all’interno del microbioma sono fattori importanti per lo sviluppo dell’obesità, della steatosi epatica non alcolica, del diabete, delle malattie cardiovascolari, infiammatorie, allergiche e tumorali. Nell’obesità sono state evidenziate differenze nella composizione del microbiota intestinale, che è caratterizzato da una minore “biodiversità microbica”. Inoltre c’è una tendenza ad avere meno bifidobatteri ed un rapporto tra i batteri firmicutes e bacteroidetes più elevato.

Le tossine

Le endotossine sono tossine endogene, cioè prodotte direttamente nel nostro organismo e senza l’esposizione a fattori ambientali nocivi. Costituiscono un gruppo numeroso di sostanza, tra cui le più importanti nel campo della salute sono soprattutto i lipopolissaccaridi, che d’ora in poi abbreviamo in LPS. Questi sono una componente della membrana esterna dei batteri (gram-negativi), che rappresentano circa il 70% di tutti i batteri presenti nell’intestino. Proprio dal microbiota intestinale possono riversarsi nel resto del corpo esercitando i loro effetti.

L’aumento delle tossine provoca un’iper-produzione di citochine pro-infiammatorie.

Le tossine LPS possono entrare nel sangue attraverso sia foci infettivi che attraverso le pareti di un intestino in cattivo stato di salute. Dato che gli LPS hanno una struttura particolarmente attivante per il sistema immunitario, una volta in circolo, queste tossine provocano il rilascio di varie molecole pro-infiammatorie aumentando lo stress ossidativo ed il danno cellulare. L’aumento dei livelli di questa tossicità non avviene solo nei casi più gravi come la sepsi, ma spesso si assiste ad un accumulo cronico di questi fattori, pur a concentrazioni 5-10 volte più basse.

L’aumento delle endotossine può avvenire per cause differenti, tra cui la sindrome della permeabilità intestinale e l’alimentazione, provocando l’aumento del:

  • Deposito dei grassi;
  • Stato infiammatorio con maggiori citochine;
  • Stress ossidativo, cioè uno squilibrio tra i radicali liberi e le capacità antiossidanti;
  • Resistenza insulinica: alterazione del normale funzionamento dell’ormone insulina.

L’esposizione alle tossine provoca ripercussioni immunitarie e metaboliche alla base di un maggior rischio per la salute cardiaca e metabolica (es. diabete). Persino nei soggetti sani l’esposizione al LPS causa effetti negativi a livello del metabolismo, come per esempio una diminuzione della sensibilità insulinica a livello muscolare ed un calo dell’ossidazione dei grassi. In tutto ciò la ricerca ha dimostrato che il microbiota intestinale svolge un ruolo fondamentale e primario.

Il ruolo dell’alimentazione

L’alimentazione svolge un ruolo importante, in quanto un eccesso di grassi determina una robusta immissione di tossine nell’organismo, soprattutto in presenza di concomitanti problematiche metaboliche. Ciò sembra dovuto al fatto che una dieta scorretta, ipercalorica e/o ricca di grassi causa lo sviluppo di disbiosi intestinale, che a sua volta può condurre ad un aumento delle tossine circolanti anche attraverso la permeabilità intestinale.

In caso di obesità e/o diabete le terapie nutrizionali, su monitoraggio di uno specialista, hanno dimostrato di ridurre la produzione delle tossine batteriche e l’infiammazione sistemica, oltre a portare ad un miglioramento degli aspetti metabolici e della barriera intestinale. L’equilibrio nutrizionale agisce favorevolmente sul microbiota intestinale innescando a cascata tutti i benefici per l’organismo, anche indipendentemente dalla perdita ponderale.

Oltre al ruolo del microbiota e delle sue tossine, i problemi connessi al peso dipendono anche dagli effetti di tossine esterne, che agiscono profondamente nel corpo come vediamo subito nei prossimi paragrafi.

Interferenti endocrini

Il tessuto adiposo è la riserva principale di energia nel corpo ed è sotto lo stretto controllo degli ormoni. Quando questa regolazione viene meno si hanno ripercussioni sull’accumulo di grasso nel corpo. In merito, molte sostanze chimiche sono in grado di alterare l’azione degli ormoni e per questo motivo sono state denominate interferenti endocrini (EDC). Sempre più studi confermano che queste tossine possono incidere negativamente sui processi metabolici e sulle funzionalità del tessuto adiposo provocando anomalie energetiche.

Accanto ai fattori genetici ed allo stile di vita, risulta sempre più evidente l’esistenza di altri fattori ambientali che aumentano la vulnerabilità all’aumento eccessivo di peso. E l’esposizione tossinica rappresenta uno dei principali fattori sotto studio.

Le associazioni tra l’obesità e le malattie dipendono anche dalla ritenzione di tossine.

Per definizione un interferente endocrino è una sostanza esterna all’organismo che causa effetti avversi alla salute di un organismo intatto e/o della sua progenie conseguentemente ai cambiamenti nelle funzioni ormonali. La maggior parte di queste molecole sono di sintesi e sono state e vengono tuttora rilasciate nell’ambiente a tal punto che quasi la totalità della popolazione mondiale è esposta quotidianamente a queste molecole sia fuori che dentro casa. Gli interferenti endocrini sono, infatti, presenti nei prodotti domestici ed industriali, plastiche, detergenti, solventi, ritardanti di fiamma, cosmetici, pesticidi ed erbicidi. Tra i più importanti e meglio studiati ci sono la tributiltina, bisfenolo A (BPA), ftalati, parabeni, PBDE e come vedremo gli inquinanti organici persistenti.

Non c’è una relazione lineare dose-risposta, cioè pure quantità molto basse possono avere effetti significativi.

Gli studi hanno dimostrato che un periodo particolarmente critico è durante la gravidanza oppure nelle prime fasi neonatali. Ciò sembra confermato anche dall’evidenza di un trend crescente di bambini con obesità al di sotto dei due anni di vita, il che lascia ipotizzare con forza il ruolo dell’esposizione ambientale tossica sul deposito dei grassi nell’infanzia.

Gli interferenti endocrini agiscono tramite meccanismi molteplici e sono state dimostrate alterazioni in uno o più dei seguenti ambiti:

  • Numero e/o forma delle cellule adipose;
  • Sviluppo del tessuto adiposo;
  • Ormoni regolatori dell’appetito, della sazietà e della preferenza alimentari;
  • Metabolismo basale;
  • Bilanciamento energetico a favore del deposito calorico;
  • Resistenza insulinica a livello del pancreas, fegato, muscoli, tessuto adiposo.

Si instaura un vero e proprio circolo vizioso, in quanto gli inquinanti tendono a far aumentare la massa grassa, che a sua volta è in grado di trattenere sempre più tossine. Queste possono ulterioramente impattare metabolismo, oppure, se differenti, possono indurre potenziali effetti additivi su molteplici aspetti dell’organismo.

Inquinanti e tossicità

Nell’obesità un altro gruppo importante di tossine sono gli inquinanti organici persistenti. Benché la loro produzione sia stata vietata nel corso degli ultimi decenni, molte di queste sostanze nocive permangono nell’ambiente grazie alla loro residenza e diffusione. Da ciò risulta che l’esposizione a queste molecole sia per lo più ubiquitaria e prolungata per la maggior parte delle persone sul pianeta. Tra questi ci sono i bifenili policlorurati (PCB), le diossine, i furani, i PBDE e molti altri. Inoltre, a causa delle caratteristiche chimici, gli inquinanti organici persistenti si accumulano preferibilmente nel tessuto adiposo. Queste sostanze pericolose sono diffuse nei vari ambienti e possono risalire la catena alimentare concentrandosi sempre di più secondo il concetto della bio-magnificazione.

Il tessuto adiposo è un sito rilevante per il bio-accumulo di tossine.

Il deposito delle tossine ambientali nella massa grassa ha sia conseguenze positive che negative. Un aspetto positivo è dato dal fatto che il sequestro nell’adipe provoca una minore concentrazione nel sangue e quindi negli altri tessuti, in cui potrebbe avere effetti nocivi. D’altra parte il bio-accumulo nell’eccesso adiposo del soggetto con obesità determina un notevole carico tossinico nell’organismo e di cui riesce a sbarazzarsi con difficoltà senza un vero percorso di detossificazione. Ma le sostanze tossiche immagazzinate non sono per sempre statiche, anzi tendono ad equilibrarsi lentamente con l’ambiente esterno delle cellule. Ciò provoca stimoli metabolici ed infiammatori prolungati nel tempo, che a loro volta aumentano i rischi. Per di più il rilascio di queste sostanze nella circolazione, soprattutto durante le perdite di peso “fai da te” e non seguite da specialisti, può portare a ripercussioni negative su tutta la salute.

In generale l’esposizione e l’accumulo tossinico incrementano il rischio di prendere eccessivamente peso e di incorrere in altre malattie correlate all’obesità come per esempio il diabete di tipo 2. Questi effetti sembrano avvenire persino a bassi livelli di esposizione, come avviene per la maggior parte delle persone nelle città. Nel campo della salute questi aspetti, in combinazione al trend cresce dell’obesità sia nei bambini che negli adulti, sono particolarmente allarmanti. Senza tralasciare possibili effetti trans-generazioni a causa dell’esposizione pre-natale agli agenti inquinanti durante la gravidanza o l’allattamento.

Il Centro di Medicina Biologica si occupa della terapia dell’obesità e delle malattie metaboliche correlate integrando nei propri percorsi terapeutici la valutazione del grado di tossicità e la detossificazione dell’organismo.

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